ancora un mistero
Strage Bologna, Federico Mollicone mette insieme i pezzi: "Chiediamo al governo la verità"
"L'interpellanza in oggetto chiede al governo verità. Sono presenti molti aspetti non chiari della strage del 2 agosto: proviamo a mettere insieme i pezzi". E' iniziato così in Aula l'intervento del deputato di Fratelli d'Italia Federico Mollicone, fondatore dell'Intergruppo La verità oltre il segreto e deciso a chiarire aspetti ancora oscuri della strage di Bologna. "Il 2 agosto 1980 a Bologna - spiega rivolgendosi al sottosegretario allo Sviluppo Economico Gian Paolo Manzella - erano presenti terroristi internazionali e italiani legati al gruppo di Carlos "lo Sciacallo", esperti in trasferimenti di esplosivi, spesso per il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, frangia marxista dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e in connessione con il Kgb, e i libici, simili a quello esploso a Bologna o di attentati ai treni come quelli ad una stazione francese".
"Come emerso nel processo Cavallini, dopo 40 anni - continua Mollicone - i familiari di Maria Fresu non hanno ancora ritrovato il corpo, dato che i resti si sono dimostrati appartenenti a un'altra donna. Una vittima ulteriore, probabilmente la trasportatrice dell'ordigno. Il corpo della Fresu risulta dunque scomparso e il reperto facciale attribuito appartiene a persona ignota, non essendo attribuibile per le sue caratteristiche ad alcuna vittima conosciuta, come dimostrato dai verbali espletati dall'istituto di medicina legale dell'Università di Bologna". "Dopo 40 anni non hanno più certezze, neanche dove sia finito il corpo della loro figlia - incalza Mollicone - Nemmeno noi abbiamo più certezze. Non crediamo più in alcuni magistrati, in quelli che a Bologna hanno omesso il proprio dovere. Poi, un secondo punto: la presenza, mai chiarita, a Bologna dei terroristi delle Cellule Rivoluzionarie, "service" del terrorismo internazionale, Thomas Kram e Christa-Margot Fröhlich detta 'Heidi', entrambi esperti di esplosivi. Nell'hotel Milano, accanto quel Jolly dove alloggiavano i terroristi di Carlos, sono registrate anche 3 donne con passaporti cileni, prassi usuale, quella dell'uso di coperture con passaporti cileni, proprio del gruppo di Carlos e dai terroristi dell'estremismo filopalestinese. C'era a Bologna anche Francesco Marra, brigatista che partecipò al rapimento del generale Sossi. Incredibilmente, però, nessuno indaga. Incredibile, inaccettabile. Intanto, in questi anni continua una sorta di fiction a puntate fatta di processi con esiti inverosimili".
"Abu Saleh diventa una figura chiave anche di Bologna quando incrocia sulla sua strada il giudice Gentile, istruttore proprio nel processo per la strage che lo frequenta, come lui stesso ammette, e riceve anche regali dal capo delle operazioni speciali palestinesi su cui dovrebbe indagare. Non solo, ma viene mandato a Roma proprio su autorizzazione di Gentile a fare non si sa cosa" spiega in Aula Mollicone. "Alcuni magistrati bolognesi hanno omesso di indagare su questa pista di scenario internazionale legato alle dinamiche della Guerra Fredda - aggiunge - Il patto segreto e allora inconfessabile, dalla stretta attualità, per cui l'Italia era sì alleata inserita nel contesto delle alleanze politico-militari occidentali ma si teneva al riparo da attentati da parte del mondo arabo grazie al Lodo Moro stipulato con i palestinesi dal Colonnello Stefano Giovannone, capo centro di Beirut dei servizi esteri italiani, soprannominato ''Il Maestro'' per la sua bravura nella tessitura di accordi, di diretta connessione con Aldo Moro". Da qui l'insistenza sulla pista palestinese: "Ad oggi gli unici dati certi sono la presenza di terroristi internazionali legati alla sinistra internazionale terrorista - ribadisce Mollicone - a Carlos e ai servizi dell'Est, a Bologna. La strage segue di pochi giorni quella di Ustica e anche lì i cablogrammi di Giovannone ci raccontano di minacce esplicite per la rottura del Lodo Moro in seguito all'arresto di Abu Saleh, la vera figura chiave che lega Ustica a Bologna, città dove abitava e da dove partì l'aereo Itavia".
Il deputato di Fratelli d'Italia oggi in Aula nelle vesti soprattutto di fondatore dell'Intergruppo La verità oltre il segreto, nella sua interpellanza ha chiesto ''se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative per una riforma complessiva dell'istituto del segreto di Stato''. Ed è tornato, ancora Mollicone, a battere sulla trasparenza degli atti: "Chiediamo - ha detto - se non si ritenga urgente per il raggiungimento della verità storica e giudiziaria a favore dei parenti delle vittime dare libero accesso a tutti i documenti relativi alla strage di Bologna e alle vicende connesse conservati presso gli archivi dei sistemi informativi e di sicurezza, al fine di permettere anche agli inquirenti maggiore solidità probatoria in relazione alla riapertura dell'inchiesta". "Con questa interpellanza non difendiamo solo la storia della Destra - ha incalzato in conclusione - ma la sovranità nazionale e il diritto dei parenti delle vittime di conoscere la verità. In Italia è stata giocata una partita a scacchi tra Ovest ed Est, che ha causato molti morti. L'interpellanza che abbiamo presentato è uno strumento di verità, lo dobbiamo alle vittime e ai loro familiari".
'La pista palestinese secondo gli inquirenti è stata già ampiamente investigata nell'ambito del procedimento nei confronti di Thomas Kram e Christa Margot Frölich sottoposti alle indagini preliminari per l'attentato alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980. Procedimento archiviato con ordinanza del Gip di Bologna il 9 febbraio 2015 per infondatezza della notizia di reato. Successivamente la Corte d'Assise riteneva che l'attività di indagine sulla pista palestinese fosse stata esaustiva, giungendo a conclusione che non vi fossero elementi per assumere ulteriore i iniziative istruttorie a riguardo''. Lo ha detto Gian Paolo Manzella, sottosegretario allo Sviluppo Economico, rispondendo all'interpellanza parlamentare di Mollicone,
''Relativamente agli accertamenti peritali sul dna dei resti umani trovati nella bara di Maria Fresu - ha aggiunto - è stato accertato che non sono riferibili a lei ma a due donne, logicamente appartenenti a due delle altre 41 vittime di sesso femminile. Sulla base degli esiti di queste perizie, con ordinanza 30 ottobre 2019, la Corte d'Assise ha rigettato la richiesta dei difensori dell'imputato Cavallini di disporre altre perizie sul dna delle altre vittime''.
''L'eventuale espletamento di altre perizie sul dna porterebbe comunque a un binario morto - ha sottolineato Manzella - insuscettibile di alcuna ipotesi realmente apprezzabile, essendo pacifica la mescolanza di corpi in uno scenario apocalittico dove sarebbe stato impossibile individuare e selezionare un corpo da far sparire. Non è ragionevole ipotizzare l'organizzazione di un inquinamento delle prove estemporaneo e immediato a seguito di un evento accidentale''.
Sulla richiesta, infine, di rendere accessibili a tutti gli atti in favore della verità, il sottosegretario ha precisato: ''Nell'ambito delle indagini sulla strage di Bologna non è mai stato apposto il segreto di Stato. Gli atti custoditi presso l'intelligence sono stati versati all'archivio centrale dello Stato, il versamento è terminato ad aprile 2017''.