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Speranza e Cts in tackle sulle Regioni: no agli stadi aperti al 25% della capienza

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Scontro con le Regioni, Roberto Speranza ribadisce il no all'apertura degli stadi con una capienza del 25%. E la sottosegretaria Sandra Zampa va all'attacco: facciamo la fine delle discoteche. "Penso che dobbiamo puntare le nostre energie per le cose essenziali, non possiamo permetterci rischi. In questo momento le priorità sono le scuole", ha detto il ministro della Salute intervistato al Tg3 ha risposto alla domanda sulla richiesta di alcune Regione di aprire gli stadi almeno con una capienza al 25%.

"La scuola ha riaperto ormai in tutta Italia - ha spiegato il ministro - e stiamo ancora monitorando per capire quali sono le conseguenze reali, deve passare ancora un po' di giorni e settimane per capire qual’è la reazione sul piano epidemiologico". "Io sono anche un grande tifoso di calcio - ha detto - ma in questo momento la priorità dell’Italia deve essere la scuola, non possono essere gli stadi. Lo dico con rispetto perché ci sono persone che ci lavorano e nulla può essere sottovalutato. Ma in questo momento non possiamo permetterci leggerezze, il virus circola, abbiamo un vantaggio che dobbiamo conservare. Non commettiamo errori". 

L’ipotesi di arrivare a riempire massimo il 25% della capienza degli impianti, come richiesto dalla Conferenza delle Regioni, non sembra al momento percorribile. Lo dice chiaramente anche Walter Ricciardi, secondo cui "non è assolutamente possibile in questo momento, in cui dobbiamo limitare la circolazione del coronavirus, e con i rischi che stiamo correndo, andare oltre numeri molto limitati". Insomma, per ora bastano i mille spettatori a partita. Il parere del Cts, chiamato a pronunciarsi sull’ennesimo protocollo in arrivo relativo a ingresso, permanenza e uscita degli spettatori, sarà ancora una volta determinante in vista del prossimo Dpcm di inizio ottobre, ma l’impressione è che la cautela espressa dal mondo scientifico frenerà ancora una volta le richieste di Federcalcio e Lega di Serie A, che da settimane puntano ad un amento delle presenze. Aumento che, tuttavia, proprio il professore ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica e consigliere del ministro della Salute sul coronavirus, ha sconsigliato nella maniera più assoluta. "Non è pensabile di arrivare a decine di migliaia di persone" sugli spalti, le parole di Ricciardi, poiché "a priorità assoluta adesso sono le scuole, le imprese, i trasporti. I numeri devono restare bassi, stiamo andando molto meglio di altri paesi e vogliamo assolutamente evitare un nuovo lockdown".

A dettar legge è la curva dei contagi che non si può sottovalutare e che richiede massima cautela. Ecco perché anche il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ammette che non si può "improvvisamente ipotizzare una riapertura degli stadi con 25 mila persone". Piuttosto, quello che si può fare è ipotizzare "una progressiva riapertura con pochi spettatori da incrementare man mano, a seconda dell’andamento dell’epidemia" e "con regole che devono essere estremamente ferree perché faccio fatica a pensare che le persone non si bacino o abbraccino per un gol". Al ministero della Salute, quindi, la questione non è tra le priorità. La sottosegretaria Sandra Zampa dice espressamente: "Noi siamo contrari alla riapertura". "Ciò che sta succedendo per gli stadi - ricorda - è già accaduto con la riapertura delle discoteche: le Regioni le hanno aperte ma poi, di fronte al disastro, il ministro ha fatto un’ordinanza che ne ha imposto la chiusura".

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