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Omicidio Willy, i fratelli Bianchi ora devono ridare tutti i soldi all'Inps

Angela Nicoletti
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Le gite in barca a Palmarola e Positano. Lo shopping ad Amalfi e poi ancora il Rolex d'oro, scarpe, cinte e pantaloni griffati. Un tenore di vita di altissimo livello, come nemmeno un boss di grosso calibro sarebbe capace di fare. Lusso sfrenato ovunque e con chiunque per dimostrare la loro forza, il loro potere, la loro impunibilità. Bottiglie di champagne e vasche idromassaggio con panorami mozzafiato di sfondo. Alberghi a cinque stelle e selfie di gruppo davanti a ostriche e caviale. 
I quattro aggressori di Willy Monteiro, il 21enne assassinato di botte a Colleferro, nonostante il lusso sfrenato, le berline dal valore di decine di migliaia di euro, i viaggi all'estero, percepivano il reddito di cittadinanza. Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, ogni mese incassavano il benefit che il Governo stanzia per i meno abbienti, per i disoccupati, per gli ultimi. Il pestaggio mortale di Willy ha fatto emergere l'ulteriore beffa che il gruppetto di Artena avrebbe compiuto a danno dell'intera società. Ai finanzieri della compagnia di Colleferro è bastato poco per scoprire il raggiro: avrebbero omesso di indicare, nelle autocertificazioni compilate, i dati necessari a far emergere il loro reale tenore di vita. In questo modo si sono create le condizioni per accedere al beneficio. 
La Guardia di Finanza quindi ha segnalato le irregolarità emerse dai controlli alla Procura della Repubblica di Velletri che ha quindi denunciato Marco e Gabriele Bianchi per il reato di truffa con l'aggravante del concorso tra di loro. Dovranno rispondere del reato di truffa ai danni dello Stato e quindi dell'Inps di Colleferro anche Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Non solo. Tutti e quattro dovranno restituire in tempi brevi oltre 30mila euro, a tanto ammonta l'importo che per quasi un anno hanno percepito indebitamente. 
Una vita ai margini della legalità quella che conducevano senza temere il prossimo con la sfrontatezza di chi crede di poter sempre farla franca. Eppure il loro modo di fare spavaldo e senza regole era da tempo sotto controllo. Le forze dell'ordine avevano raccolto una lunga serie di elementi che avrebbero dovuto sfociare entro breve in una richiesta di «sorveglianza speciale» che avrebbe ridotto drasticamente i loro movimenti, le loro scorribande prepotenti tra Artena, Colleferro, Cori, Giulianello e Roma. Dove seminavano terrore e paura. Dove intimorivano tutti: dai commercianti, ai titolari di bar, dai giovani in piazza agli adulti che provavano a difendere il prossimo dai loro continui soprusi. E la sera della tragedia in largo Oberdan potrebbero aver messo in atto quello stesso atteggiamento che viene vergato in almeno quattro denunce per rissa che Marco e Gabriele Bianchi hanno collezionato negli ultimi tempi. Erano loro i leader del gruppo. Erano loro l'elemento trainante della combriccola che avrebbe spezzato la vita di un ragazzo pieno di valori: generoso, gentile, altruista. 
Marco e Gabriele, i «gemelli diversi» per la forte somiglianza nonostante i due anni di differenza, all'arrivo in carcere a Rebibbia hanno avuto come prima preoccupazione l'esser costretti a bere l'acqua del rubinetto. Loro che, senza farne mistero, bevono esclusivamente prodotti di qualità in bottiglie sigillate. Nel reparto speciale, dove in tre stanno trascorrendo il periodo di quarantena previsto dalla Legge, vengono sorvegliati a vista, 24 ore su 24. Perché si teme per la loro incolumità. Le «regole non scritte» all'interno di un penitenziario non lasciano spazio, per chi si macchia di reati così gravi, a comprensione e tolleranza da parte degli altri detenuti nonostante tutti neghino di aver colpito Willy Monteiro e di averne provocato la morte. 

Per questo Marco e Gabriele Bianchi e Mario Pincarelli, hanno chiesto, tramite i loro avvocati Massimiliano e Mario Pica, di poter restare in isolamento. Il tribunale per il Riesame ha dato parere negativo alla scarcerazione ed alla concessione dei domiciliari. Intanto le indagini da parte dei Carabinieri della Compagnia di Colleferro, che sono riusciti ad individuare ed arrestare i quattro aggressori a tempo di record, stanno cercando di ricostruire dettagliatamente quanto accaduto davanti al pub «Due di picche» la notte del massacro di Willy. Gli attimi precedenti al pestaggio mortale e quelli successivi quando cioè decine di testimoni raccontano della fuga dei fratelli Bianchi, di Pincarelli e Belleggia dopo l'ultimo colpo, quello fatale, inferto al collo dell'aiuto chef italo-capoverdiano. 
Su questo si stanno concentrando gli interrogatori che i carabinieri della sezione operativa stanno svolgendo unitamente al magistrato Luigi Paoletti della procura di Velletri. Quattro le persone ascoltate per ore come «informate sui fatti». Si tratta di giovani residenti tra Artena e Colleferro e componenti della comitiva frequentata dagli arrestati.

E intanto infuria la polemica politica. Perché è evidente che qualcosa non vada sui criteri di erogazione del reddito di cittadinanza. Tutte le forze politiche chiedono chiarimenti. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida parla di "Una vergogna resa possibile perchè nessuno ha saputo garantire meccanismi efficaci di verifica sui requisiti per l’erogazione del sussidio di Stato. Avevamo chiesto controlli severi, indispensabili quando si spendono risorse pubbliche, ma tutti i nostri emendamenti furono bocciati dalla maggioranza". E il leader della Lega, Matteo Salvini: «Non hanno ancora pagato la cassa integrazione di aprile e maggio, ma dall’Inps elargivano redditi di cittadinanza ai quattro criminali che facevano la bella vita e che sono accusati del brutale assassinio del povero Willy. Il presidente dell’Inps si dimetta e il governo chieda scusa». Siliva Fregolent, deputata di Italia Viva, invece, attacca proprio la Lega: «Se anche gli assassini di Colleferro hanno potuto beneficiare del reddito di cittadinanza la colpa è soprattutto del governo che l’ ha istituito: un governo in cui Matteo Salvini era vicepremier», ha detto aggiungendo: «È bene ricordarlo, in particolare ai finti smemorati della Lega che vorrebbero utilizzare tutto e l’incontrario di tutto per fini elettorali».

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