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Il silenzio colpevole (e imbarazzato) degli alleati a 5 stelle

Anni a gridare in piazza "onestà". E oggi neanche una parola sullo scandalo D'Amato-Zingaretti

Franco Bechis
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Zitti tutti. Perfino in Consiglio regionale del Lazio. Silenzio di tomba pure dal Movimento 5 stelle, dove anche Roberta Lombardi di solito così attenta agli sprechi e agli sperperi di denaro pubblico si sembra afona di fronte a quei 275 mila euro che appartengono ai contribuenti del Lazio e che invece sono indebitamente volati a finanziare le campagne e le iniziative elettorali del collaboratore più stretto di Nicola Zingaretti, l'attuale assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato.

Eppure il rapporto inviato alla Corte dei Conti dalla guardia di Finanza-nucleo speciale spesa pubblica e repressioni frodi comunitarie che ieri Il Tempo ha svelato non sussurra, ma tuona. Forse oggi sgraneranno gli occhi leggendo dove sono finiti quei soldi che sulla carta erano stati generosamente destinati a una onlus che difendeva l'Amazzonia dal disboscamento, perché le fatture non lasciano ombra di dubbio. Nulla da dire sulla richiesta della stessa Corte dei Conti di restituire alla Regione quelle somme indebitamente utilizzate, né sul muro di gomma che i principali collaboratori di Zingaretti hanno eretto per evitare di ottemperare a quell'atto dovuto prendendo tempo, raccontando qualche storiella e alla fine non rispondendo nemmeno più. Non saranno milioni buttati dalla finestra come quelli degli appalti sulle mascherine mai consegnate (e anche in quel caso si è fatto quasi finta di nulla), ma i lunghi anni trascorsi per nascondere la polvere sotto il tappeto sono fin peggio. E ci si sarebbe aspettati dalla Lombardi e dal M5s qualche voce alzata, la richiesta perentoria di riparazione immediata di quel danno erariale. Invece tutti afoni, come fossero sotto scacco del Partito democratico, come se tutte le battaglie del passato contro l'utilizzo improprio di fondi pubblici (figuratevi poi se per finanziare la politica e una campagna elettorale) fossero stati solo un modi di baloccarsi e farsi belli con cittadini creduloni. 

Dove sono finiti i 5 stelle? Le loro coscienze sono in grado ancora di battere qualche colpo o sono annientate, devastate dal nuovo regime di realpolitik per cui diventa impossibile turbare anche quando in loco si sarebbe avversari l'alleanza con il Pd? Evidentemente è così grande il timore di disturbare il manovratore nazionale, da costringere i grillini a fingere che il Pd non gliela faccia sempre e ovunque sotto il naso.

Almeno Davide Barillari un sussulto di coscienza ancora sembra mostrare, annunciando come fa oggi di non lasciare nulla di intentato pur di fare restituire alle casse regionali quei 275 mila euro così sperperati. Ma Barillari nei 5 stelle non c'è più, essendone stato da tempo espulso. Possibile che nessun altro di quelli restati nel gruppo voglia chiarimenti su questo muro di gomma alzato dai vertici regionali davanti ai magistrati contabili e perfino nei confronti di chi all'interno della istituzione in verità e coscienza ha cercato di avere chiarimenti su quei 275 mila euro?

Non molti, ma almeno in Parlamento un manipolo di grillini ha avuto un sussulto di coscienza di fronte alla prepotenza dell'esecutivo che aveva indebitamente infilato una norma per allungare il mandato dei vertici dei servizi segreti nel decreto sulla proroga dello stato di emergenza. Chissà che quel sussulto non faccia capolino pure nell'incredibile anestesia che ha da tempo addormentato il consiglio regionale del Lazio...

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