insulti sul web

Auguri di morte e karma, odio social su Flavio Briatore. E Chef Rubio...

Angela Di Pietro

«Il mondo non ha bisogno di questi uomini». Oppure: «Sono cattivo se gli auguro di aggravarsi ma tanto tanto tanto?». E ancora: «Delinquente, questo si chiama karma». L’odio sconsiderato, l’insulto cattivo e gratuito, le maledizioni contro le quali è opportuno fare il segno della croce e/o qualche salutare gesto scaramantico, si sono abbattuti come lava incandescente contro Flavio Briatore, risultato positivo al Covid19 e ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano. 

L’Italia si conferma Paese dei santi, dei poeti, dei navigatori e degli haters, gli odiatori di professione. E meno male che proprio la pandemia, la costrizione forzosa all’isolamento e i mòniti garbati di Papa Francesco dovevano ingentilire l’animo umano, predisporre l’individuo a una generosità incondizionata nei confronti del prossimo. Anche se questo prossimo si chiama Flavio Briatore (Briatore Flavio su Instagram) e qualche volta ha aperto bocca tanto per darle fiato, inimicandosi (una volta i pugliesi, un’altra volta Pinco Pallino) il pubblico che è arrivato a detestarlo, definendolo uno sbruffone, quando gli è andata bene. 

Qualunque cosa abbia detto Briatore (anche la fake news dei poveri sposati alle cesse), merita la macumba senza possibilità di recesso? Rovesciando i termini: possono, gli odiatori seriali, quelli che rosicano e risicano, permettersi di ammazzare il prossimo attraverso la «shit storm» senza che nessuno dica loro niente? 

 

Il patron della discoteca sarda più nota (nel bene e nel male) del momento ha ricevuto migliaia -migliaia- di funesti auguri, parolacce e condoglianze preventive. «Ben ti sta». «Chi la fa l’aspetti». «Muori, ricco». Frasi impossibili da tollerare non solo per il povero Briatore, al quale va invece augurata una veloce guarigione, ma anche per quanti hanno letto la sfilza di oscenità non giustificabili fiorite sul web come cicuta. Perfino l’appuntita Selvaggia Lucarelli ci è andata piano, stavolta, «sperando che (Briatore) guarisca presto ma che possa trarre una lezione importante; la salute non può essere sacrificata al business». 

Prima della notizia del ricovero lo che Rubio aveva scritto: «Basta immigrati che fanno serate al Billionaire e poi ubriachi vanno ad infettare gli italiani». Rita Dalla Chiesa ha condannato quello strano clima di voracità sanguinaria che si è mosso, strisciante, sul web, alla notizia del Briatore malato. «L’uomo è cambiato», ha scritto, non a torto. Salvo Sottile, dal canto suo, ha cercato di mitigare il party degli avvoltoi, che comunque è proseguito anche quando un’altra notizia ha lenito l’allarme, rivelando che l’imprenditore è malato ma non in pericolo di vita, fortunatamente. Accanto ai commenti malevoli sulle condizioni di salute del paziente, il pubblico virtuale ha ripercorso le presunte malefatte verbali del milionario. Hai detto così, hai fatto così, quella volta. Come se l’occasione sia stata buona per gettare in faccia all’incriminato anni di battute che magari poteva evitare di pronunciare ma che, in definitiva, non hanno fatto male a nessuno. Anzi. Hanno contribuito a generare un’attitudine che agli italiani piace più di ogni altra cosa: la caciara, specie se mediatica o salottiera. Va fatta un’ultima riflessione sul karma che durante tutta la giornata di ieri è stato citato quale giudice implacabile delle esternazioni di Briatore. Hai contestato la chiusura del tuo locale? Il karma ti ha punito. Tutti a sciacquarsi la bocca con il karma (leggasi destino, occhio per occhio, chi la fa l’aspetti) senza essere -se non educati e caritatevoli- almeno furbi da sapere che la morte non va augurata a nessuno, perché attraverso il karma medesimo, torna dritta al mittente.