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Coronavirus, il commissario Arcuri raddoppia. I costi

Francesco Storace
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Se la regola è quella seguita dalla Procura della Repubblica di Milano, il commissario straordinario Domenico Arcuri potrebbe rischiare grosso sulle strutture sanitarie legate al Covid-19. Anche perché dovrebbe ancora esserci qualche differenza tra soldi pubblici ed elargizioni private.

Riassunto delle puntate precedenti prima di arrivare a Arcuri. A Milano, è stata sguinzagliata la Guardia di Finanza per indagare, perquisire, setacciare tutto quello che si può sull’ospedale nuovo presso la Fiera. E’ stato aperto il consueto fascicolo, per ora senza indagati né ipotesi di reato.

A far partire un’inchiesta che prevedibilmente costerà tempo e denaro è stato l’esposto di un esponente dei Cobas di Legnano, Riccardo Germani, che vuole vederci chiaro. E ne ha ben donde viste le denunce e condanne collezionate non esattamente per motivi pacifici: mica può essere l’unico a dover fare i conti con la giustizia, si sarà finalmente detto il simpaticone…

E così, tutto contento, Germani ha presentato il suo esposto. In pratica contesta la spesa di 21 milioni circa di euro – Iva compresa – per quello che tutti hanno chiamato “l’ospedale di Bertolaso”. Quei 221 posti letto di terapia intensiva hanno avuto un costo di 95mila euro cadauno. Versati dalla regione Lombardia? Manco per idea, sono i proventi di una sottoscrizione di privati. Cinquemila donatori.

Invece, il rischio che corre Arcuri è più concreto. Perché le deroghe commissariali ti consentono di superare il regime vigente in materia di gare, ma se si comincia a indagare sugli sprechi il problema si può porre (e non siamo tra quelli che auspicano inchieste bluff a ripetizione sulla spesa sanitaria).

Il commissario straordinario ha pubblicato un bando per avere in tempi brevi 300 posti di terapia intensiva con strutture mobili. E la cifra per realizzare il tutto non è sicuramente improntata al risparmio: si parla di oltre 54 milioni. Facile la divisione e il risultato che ne esce è pari a 180mila euro a posto. Ovvero, esattamente il doppio dell’”ospedale di Bertolaso”. Ma non si ha notizia di esposti a futura memoria, né di richiesta delle carte dalla Procura di Milano, né dalla Guardia di Finanza. E’ vero che il bando è appena uscito – in pieno agosto – ma occorre aspettare che i quattrini, pubblici, siano spesi o non è meglio mandare un avviso (non di garanzia) per dire occhio a come spendete?

In fondo si tratta di evitare che la paura di una seconda ondata possa mettere in campo facili appetiti di soggetti senza scrupoli. E proprio l’esperienza milanese potrebbe servire ad Arcuri per rivedere i progetti di spesa, che paiono assolutamente spropositati.

E trattandosi di denaro dei contribuenti, non sarebbe male uno stop. La fortuna del commissario è quella di potersi permettere anche un rinvio a breve scadenza del progetto per rimodulare l’impegno che fa assumere all’amministrazione pubblica. Prevenire è meglio che curare. E pure risparmiare.

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