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Clima, il lockdown ha zittito Greta. Ambientalisti sbugiardati

Massimiliano Lenzi
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Aver fermato il mondo, chiudendolo in casa, come è successo per ragioni sanitarie durante la pandemia da coronavirus, non ha salvato il clima del nostro Pianeta. I moralisti ed i pedagogisti verdi, che nei mesi del lockdown hanno servito alla gente i loro sermoni sulla lezione che avremmo dovuto imparare dal blocco totale, su come questo serrare fabbriche, fermare le auto, i motori e la vita normale avrebbe dovuto cambiarci, devono rassegnarsi. Uno studio uscito in questi giorni sulla rivista “Nature” realizzato da un gruppo di scienziati internazionali guidati dal climatologo Piers Forster della Università di Leeds, in Inghilterra, spiega chiaramente che “la improvvisa riduzione delle emissioni di gas-serra e il crollo degli inquinanti atmosferici durante il lockdown ha avuto un impatto del tutto trascurabile sul contenimento dell'aumento della temperatura globale”.

Lo studio ha riguardato 123 nazioni, quelle responsabili del 99% delle emissioni globali di anidride carbonica da combustibili fossili ed ha preso in considerazione, per il suo monitoraggio, i dati sui trasporti con una serie di ipotesi per valutare come i cambiamenti delle emissioni dovute al lockdown si siano nella realtà tradotti anche in mutamenti di temperatura.

Tra le altre cose nello studio pubblicato da “Nature” si legge: “Stimiamo che l'effetto diretto della risposta guidata dalla pandemia sarà trascurabile, con un raffreddamento di circa 0,01 ± 0,005 ° C entro il 2030 rispetto a uno scenario di base che segue le attuali politiche nazionali”.

Poveri ambientalisti, e adesso come faranno a spiegare al mondo che il lockdown non ha raffreddato il clima? Niente paura, Greta Thunberg e tutti i militanti della battaglia sul clima possono consolarsi con un altro passaggio dello studio in questione che insiste sulla centralità delle scelte, ovviamente politiche, che verranno fatte nei prossimi mesi. “Con una ripresa economica - scrivono i ricercatori - orientata verso stimoli verdi e riduzioni degli investimenti in combustibili fossili, è possibile evitare il riscaldamento futuro di 0,3 °C entro il 2050”.

Greta, che di recente ha spiegato al mondo che “il clima è una emergenza al pari del coronavirus” può quindi stare tranquilla. Il lockdown non ha salvato il clima ma lei potrà continuare a prendersela con i politici ed i paesi che non adotteranno politiche abbastanza “verdi” e ambientaliste. Le suggeriamo di cominciare il suo prossimo tour dalla Cina, visto che in Europa e Stati Uniti la simpatica svedese ha già dato prova di essere inflessibile con le democrazie. Stavolta tenti con Xi Jinping. Perché come ripetono da anni gli ambientalisti la battaglia per il clima è globale e la Cina, con l’India, è il paese dove si trova il 90% delle 200 città più inquinate al mondo (dati del rapporto 2019 World Air Quality Report). 

Vada a Pechino dunque la Greta (se i cinesi la faranno entrare) e dica, come ha detto a Donald Trump, presidente dei liberi e democratici Stati Uniti, che il pianeta sta bruciando anche perché i cinesi inquinano troppo. La salvezza del clima meriterà pure qualche rischio. O no? 

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