la sentenza

Via il segreto di Stato sul Covid. Il Tar: pubblicate quegli atti

Dario Martini

Giuseppe Conte non riesce a festeggiare in santa pace l’accordo raggiunto a Bruxelles. Il suo problema sono proprio le donne. Prima ci si è messa l’ex moglie, che a capo di altre 11 colleghe dell’avvocatura dello Stato, ha vinto il ricorso contro Palazzo Chigi e il Tesoro ottenendo un bel risarcimento danni. Adesso ecco altre donne che mettono nei guai il premier, ordinando: fuori entro 30 giorni tutti gli atti secretati dalla presidenza del Consiglio dei ministri sulla emergenza Covid. Le tre donne in questione sono Mariangela Caminiti, Ines Simona Immacolata Pisano e Lucia Gizzi, i tre giudici amministrativi del Tar del Lazio (sezione prima quater) che hanno emesso la sentenza che impone alla presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della protezione civile di rendere pubblici i verbali del Comitato tecnico scientifico (Cts) in base a cui sono state prese tutte le decisioni più importanti per affrontare l’emergenza.

 

È in base a questi verbali che Conte ha adottato tutti i famosi dpcm con cui ha compresso le libertà fondamentali per garantire la tutela della salute degli italiani. Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, durante le sue famose conferenze stampa (quelle dove venivano snocciolati i numeri dei morti e dei contagiati) aveva spiegato che non gli era possibile rendere pubblici i verbali delle riunioni del Cts.

 

Venivano considerati dati sensibili, che sarebbe stato opportuno rendere pubblici solo ad emergenza finita. Addirittura, questi verbali erano secretati anche per alcuni membri del governo, come il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che a maggio era sbottato: «Li tengono nascosti anche a me».

Adesso, si scopre che non si poteva fare. Bisogna ringraziare tre avvocati: Rocco Mauro Todero, Vincenzo Palumbo e Andrea Pruiti Ciarello, i quali si erano visti respingere l’accesso agli atti dal Dipartimento della protezione civile. Ma non si sono scoraggiati, hanno presentato ricorso al Tar e, adesso, lo hanno vinto. Il Tar, con sentenza pubblicata ieri, ha dato loro ragione e ha ordinato piena trasparenza sui verbali del Cts. Le valutazioni degli esperti, su cui Conte ha basato le sue decisioni, non sono dati sensibili.

Quei verbali non potevano essere secretati. Scrivono i giudici amministrativi nella sentenza:<ET>«L’Amministrazione ha opposto all’ostensione dei richiamati verbali solo motivi "formali" attinenti alla qualificazione degli stessi come "atti amministrativi generali", ma non ha opposto ragioni sostanziali attinenti ad esigenze oggettive di segretezza o comunque di riservatezza degli stessi al fine di tutelare differenti e prevalenti interessi pubblici o privati tali da poter ritenere recessivo l’interesse alla trasparenza rispetto a quello della riservatezza». Non solo. Secondo il Tar, non aveva nemmeno senso la spiegazione di Borrelli per cui sarebbe stato opportuno rendere pubblici i verbali una volta terminata l’emergenza. Una motivazione che viene considerata «illogica» e «contraddittoria». Infine, il collegio giudicante spiega che «deve essere consentito l’accesso ad atti, come i verbali in esame, che indicando i presupposti fattuali per l’adozione dei descritti DDPCM, si connotano per un particolare impatto sociale, sui territori e sulla collettività». Tradotto: l’emergenza era così grave che i cittadini avevano il sacrosanto diritto di conoscere tutte le motivazioni per cui venivano compresse a tal punto le loro libertà.