Non c'è posto. Al cimitero dei Rotoli bare accatastate ovunque
Il 5 luglio è scoppiato a Palermo il caso del cimitero dei Rotoli: bare accatastate in attesa di cremazioni, con il forno rotto da mesi. Ne ha parlato Repubblica quel giorno: «Più che un luogo di sacro riposo sembra una discarica». È un fiume in piena padre Salvatore Pistorio, cappellano del cimitero dei Rotoli, quando descrive l’emergenza legata alla carenza di sepolture. Sono parole dure, cariche di incredulità e a tratti di risentimento, quelle rivolte al Comune di Palermo, che non riesce ancora a trovare una soluzione per seppellire i 500 feretri custoditi ormai da mesi fra deposito, magazzini e aree all’aperto del camposanto di Vergine Maria. Alcune bare sono lì, in attesa di uno spazio che possa accoglierle, da inizio febbraio. «È impensabile che l’amministrazione comunale non affronti questo scempio con assoluta priorità — dice Padre Pistorio a Repubblica — Perché non si è mai pensato di requisire l’ex chimica Arenella situata proprio a fianco del cimitero progettando un ampliamento? Fra un mese il numero delle bare in deposito sarà ancora più elevato, non c’è più tempo per aspettare — sottolinea — Le famiglie dei defunti meritano rispetto, non possono pregare fra capannoni, transenne e cattivi odori». Il numero dei feretri sistemati alla meglio in depositi improvvisati allestiti con teloni in plastica, tubi in ferro e corde, fa gridare allo scandalo. «Non è da paese civile — aggiunge padre Pistorio — Uno dei capannoni è situato davanti alla chiesa e spesso accade che i congiunti si rifugino fra i banchi mentre celebro la messa, per quanto pungente è l’aria che si respira». Allo strazio dei parenti provato per il dolore della perdita di un caro, si aggiungono i rischi igienico- sanitari provocati dall’accumulo di salme. Una media di 6, 8 al giorno. Non ci sono spazi sufficienti nella terra, negli ipogei acquistati di recente e non è garantita nemmeno la possibilità di scegliere la cremazione. Il forno è guasto dal 15 aprile e nonostante siano stati stanziati 220mila euro per la riparazione, l’appalto non è ancora stato affidato. «Sono profondamente amareggiato che nemmeno la Chiesa sia intervenuta su una vicenda così dolorosa — conclude padre Pistorio — È una sconfitta per tutti non garantire una degna sepoltura ai nostri morti, le cui anime non hanno ancora trovato riposo ».