L'urlo di Bergamo. Così l'opera rivisitata di Munch incarna il dolore di una città
"The scream of Bergamo - L'urlo di Bergamo". L'opera vuole essere una evidente citazione del celebre quadro "l'urlo" del pittore norvegese Edvard Munch (Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944), anche tributo e omaggio per i 110 anni dalla creazione (si fa riferimento alla secondo opera quella rubata nel 2004). Munch racconta nel suo diario quale era il suo Stato d'animo nella realizzazione del quadro. «Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania - con due compagni. Era il periodo in cui la vita aveva ridotto a brandelli la mia anima. Il sole calava - si era immerso fiammeggiando sotto l'orizzonte. Sembrava una spada infuocata di sangue che tagliasse la volta celeste. Il cielo era di sangue - sezionato in strisce di fuoco - le pareti rocciose infondevano un blu profondo al fiordo - scolorandolo in azzurro freddo, giallo e rosso - Esplodeva il rosso sanguinante - lungo il sentiero e il corrimano - mentre i miei amici assumevano un pallore luminescente - ho avvertito un grande urlo ho udito, realmente, un grande urlo - i colori della natura - mandavano in pezzi le sue linee - le linee e i colori risuonavano vibrando - queste oscillazioni della vita non solo costringevano i miei occhi a oscillare ma imprimevano altrettante oscillazioni alle orecchie - perché io realmente ho udito quell'urlo - e poi ho dipinto il quadro L'urlo».
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Madenotte ha utilizzato il capolavoro di Munch per creare un gioco teatrale dove si invertono le parti, per dare una dimensione viva e collettiva del dolore e della sofferenza. L’obbiettivo dell’opera non solo è non dimenticare o tralasciare l’angoscia di ogni cittadino di Bergamo ma piuttosto amplificarla per renderla corale e partecipata. Diventa un processo proiettivo dove tutti possono prendere parte al dramma di Bergamo con gli oltre 6.000 morti Coronavirus. Tutti assistono e possono partecipare all’'urlo ecco perché diventa l’Urlo di Bergamo, la città ferita in maniera indimenticabile dal Covid 19.
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L’urlo è diretto verso la città di Bergamo Alta di cui si intravede lo splendido skyline sullo sfondo. L'urlo diventa quindi il grido di dolore non solo di una città fisica, ma di una comunità metafisica sofferente, a cui tutti possiamo appartenere. Quella popolazione composta di Bergamo che ha visto morire migliaia di persone, quasi tutte anziane, durante l'emergenza coronavirus.
Ogni persona di Bergamo, nella tragedia del covid, ha perso un conoscente, un amico o un parente e sono ancora vivi nella memoria il ricordo del sibilo ghiacciato delle sirene delle ambulanze, che squarciavano il silenzio di una delle primavere più glaciali della storia dell’umanità. Resteranno indelebili le immagini dei camion militari con le bare da portare altrove e il dolore da consumare nelle proprie case.
Madenotte in questa opera mira a compiere sottile e raffinata azione di mutazione prospettica, trasformando ogni spettatore da “passante indifferente” dell'opera di Munch a protagonista inconsapevole dell’opera. La sfida di questo quadro è costringere chi lo guarda ad interrogarsi. Ogni spettatore deve scegliere se partecipare al dolore o rimanerne indifferente firmando la sua condanna ad un limbo di ignavia. In questa opera l’artista racchiude tra la forza comunicativa di Bansky e la sottile provocazione di Marcel Duchamp dove esalta l’opera originale con una raffinata azione di mutazione prospettica, trasformando ogni spettatore da “passante indifferente” dell'opera di Munch a protagonista dell’opera e mostrandone al mondo la grandiosa versatilità, declinando il dolore psichico individuale in un dolore collettivo.
Per rendere questa sofferenza l’artista utilizza una tecnica mista e usa la forza del colore acrilico che rende i contrasti nitidi, come i contrasti dell'esistenza umana, come la vita e la morte, come la gioia il dolore. Così il cielo infuocato sembra restituire speranza a una città dipinta nero opaco a tratti sfumata come con le bombolette della street art ed esce che sembra quasi bruciata com'è forse lo è dopo l'esperienza drammatica del covid 19. L’urlo è rivolto alle vette straordinarie della "Città Alta" di Bergamo, uno Skyline quasi magico segnato dalle Possenti Mura Venete del XVI secolo ormai da qualche anno entrate a far parte del patrimonio dell'umanità tutelato dall'Unesco. Così attraverso delle semplici ombre si riconoscono i capolavori dell'architettura di Bergamo: il campanile della basilica di Santa Maria Maggiore, il Battistero, la cupola della duomo di Sant’Alessandro, il campanone della Torre civica, la torre del Gombito e la Rocca.
L'anima inquieta dell'Urlo è l'anima di ognuno di noi, scomposta, disorientata, stordita piegata dalla sofferenza ma ancora viva capace fino all’ultimo di una reazione da opporre al nulla della morte. È questa forse la grande forza dell'Urlo che nonostante tutto è l’espressione della vita.