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Un fiume di droga da Roma a Frosinone: tredici arresti e sequestri per un milione

Angela Nicoletti
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Un traffico di droga tra le province di Roma e Frosinone smantellato dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e dai Carabinieri di Frosinone. Tredici le persone arrestate all'alba nel corso di un'operazione che vede impiegati 80 militari. Tre le persone in carcere, 7 agli arresti domiciliari e 1 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria perché ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di “associazione a delinquere finalizzata al traffico e alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti”.

L’attività investigativa, avviata nel gennaio 2017, ha permesso di individuare una organizzazione criminale dedita al traffico e allo spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente che operava nella provincia di Frosinone (in particolar modo nei comuni di Frosinone, Ferentino, Anagni, Alatri e Veroli) e nella periferia sud di Roma, guidata da pregiudicati di cittadinanza albanese in combutta con cittadini italiani (del sodalizio fa parte anche un cittadino marocchino) che hanno evidenziato un particolare profilo criminale anche nei sistematici accorgimenti adottati per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Lo stupefacente veniva approvvigionato grazie a canali della criminalità romana e dopo essere stato “stoccato”, veniva suddiviso in dosi ed immesso al dettaglio tramite una fitta rete di spacciatori in grado di rifornire anche a domicilio gli acquirenti della Ciociaria e della zona dei Castelli Romani. 

L'attività investigativa, condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia di Frosinone agli ordini del maggiore Matteo Brancinelli e del luogotenente Angelo Pizzotti, ha permesso di individuare e smantellare una organizzazione criminale dedita al traffico e allo spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente che operava nella provincia di Frosinone e la periferia sud della città di Roma ed in particolar modo tra i comuni di Frosinone, Ferentino, Anagni, Alatri e Veroli dove un imprenditore edile albanese ed un suo "luogotenente" gestivano il tutto con la collaborazione degli affiliati e fidati connazionali e la complicità degli italiani, capace di reperire e gestire grossi quantitativi di droga.

La droga giungeva nel capoluogo ciociaro tramite canali malavitosi romani e, dopo lo "stoccaggio" e la suddivisione in dosi, veniva immessa per la vendita al dettaglio tramite una fitta rete di spacciatori in grado di rifornire, anche a domicilio, i tanti acquirenti della Provincia.

I Carabinieri sono riusciti a smascherare gli organizzatori della redditizia associazione nonostante questi avessero abilmente celato i loro illeciti traffici dietro, stavolta lecite, attività lavorative nel settore edilizio.

Le attenzioni degli investigatori si erano rivolte verso l’imprenditore albanese già quando, qualche anno fa, un suo “aiutante” connazionale, era stato arrestato in flagranza perché trovato in possesso di oltre mezzo chilogrammo di cocaina appena prelevato da una intercapedine di un camino di un edificio dismesso dove era stata accuratamente nascosta. La base logistica del gruppo era un'insospettabile sala slot situata nel comune di Veroli,  alle porte di Frosinone.

Il lavoro ininterrotto dei Carabinieri ha consentito di sequestrare oltre 60.000 euro occultati in una intercapedine segreta ricavata all'interno del cruscotto di un'autovettura, e ulteriori 45.000 euro, "certificando" così la consegna di ben oltre 105.000 euro per la fornitura all'ingrosso della cocaina ricevuta dai due corrieri romani. Questo ha costretto gli indagati a ricorrere persino ad omertosi tassisti per farsi trasportare nelle piazze di spaccio o nei luoghi di occultamento della "merce". Un escamotage che non a fermato le indagini. I carabinieri sono riusciti a localizzare un vero e proprio "magazzino all'aperto” dello stupefacente, realizzato all'interno di un'impervia pineta ubicata in località Monte Radicino del comune di Ferentino e gestito - per conto dei due albanesi - da due italiani residenti nella zona. Questi ultimi, pastori di professione, conducevano anche una efficiente piazza di spaccio operante h24 e punto di riferimento per i consumatori della periferia frusinate.

Lo spiegamento di circa 50 militari coadiuvati da unità cinofile permetteva di rinvenire infatti nell’area, sotterrati a ridosso di grossi massi, due contenitori in plastica con all'interno 4,5 chili di cocaina pura, nonché vari altri recipienti vuoti che facevano ritenere che in quel punto fossero stati celati almeno altri 40 chili di cocaina. Pochi giorni dopo il ritrovamento della droga all'interno di un ovile di Anagni sono stati rinvenuti di 250.000 euro in contanti che, per renderli introvabili e quindi non collegabili all'attività criminosa appena scoperta, erano stati ingegnosamente affidati ad una insospettabile donna.

Nel corso delle indagini emergevano altri nascondigli utilizzati per lo stupefacente e ricavati in zone impervie come per esempio un canneto attiguo al fiume Cosa. I militari hanno sequestrato complessivamente oltre 355.000 euro in contanti e stupefacenti per un peso di circa 8 chilogrammi complessivi, di cui: 6,5 kg di cocaina pura, hashish e marijuana.
La cocaina rinvenuta, una volta tagliata, avrebbe permesso lo smercio di circa 50.000 dosi e consentito al sodalizio un introito di oltre un milione di euro.

Il quantitativo di sostanza stupefacente stimata movimentata è stato invece di circa 40 kg di cocaina, per un giro d’affari di 6.000.000 (sei milioni) di euro.

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