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Il virologo Burioni si difende da Le Iene: "Non ho alcun conflitto d'interessi. E ve lo dimostro"

Roberto Burioni

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Il virologo Roberto Burioni si difende dalle accuse delle Iene, e del Codacons, che parlano di un suo conflitto d'interesse quando va in tv a parlare del coronavirus. Ad essere finite nel mirino sono anche le sue "ospitate" alla trasmissione "Che tempo che fa" di Fabio Fazio. Ma andiamo con ordine. Secondo le Iene, che citano il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, si rischia un potenziale conflitto d’interessi: “Se un medico, o consulente scientifico, vuole dare dei consigli non deve essere finanziariamente o economicamente implicato in erogazione di denaro da parte di chi produce, perché non ci può essere serenità”. Nel merito, viene accusato di conflitto d'interessi perché "in vari momenti ha parlato di anticorpi monoclonali, il suo parlare di questi anticorpi come possibile soluzione contro il coronavirus ovviamente è rimbalzata su molti giornali e siti specializzati. Facendo un po’ di ricerche - continuano le Iene - scopriamo che il professore non solo da sempre li studia, ma li ha brevettati e depositati. Addirittura una società, la Pomona, aveva registrato una enormità di suoi prodotti”, dice Rienzi. “Io mi domando: se uno brevetta l’anticorpo monoclonale immunizzante del virus JC, e non è solo questo ma sono tanti, eh sì, lui ha interesse quindi a farlo vendere?”.

Ed è a questo punto che Burioni passa al contrattacco, "smontando punto per punto le accuse mosse dal programma di Italia1". "Sono stato appena deliziato da un servizio de Le Iene - dice Burioni - che ha scelto come fonte per crocifiggermi il Codacons, che da anni mi perseguita. Per cui sono costretto a ritardare la mia scomparsa dai media e dai social per fornire alcune precisazioni. Produrre anticorpi monoclonali umani è il mio lavoro dal momento della mia laurea. Ne ho prodotti tanti, ma nessuno di questi è di mia proprietà. La gran parte sono di Pomona Ricerca, un’azienda di cui non sono socio, ma con la quale collaboro proficuamente da molti anni e della quale sono da molti anni consulente scientifico. Ovvio che qualunque opportunità di collaborazione scientifica venga rimandata alla mia valutazione. Nessuno di questi anticorpi monoclonali è in commercio (sono tutti in una fase molto precoce di sviluppo) e non lo saranno ancora per almeno 10 anni; soprattutto nessuno di questi monoclonali è (purtroppo) diretto contro COVID-19. Quindi, se gli anticorpi monoclonali contro COVID-19 si dimostreranno utili, io – così come Pomona Ricerca – non ne trarrò alcun beneficio economico. Il beneficio lo trarrà chi li ha brevettati (non io), chi li produce (non io) e chi li vende (non io). Anzi, per essere chiari: io non ho nulla a che fare con qualunque azienda produca o venda qualunque bene utile a prevenire, curare, vaccinare per il coronavirus. Per cui: NON HO NESSUN CONFLITTO DI INTERESSE. Se il plasma funziona o se funzionano gli anticorpi monoclonali contro COVID-19, se servono le mascherine o non servono, se si usano o non si usano i disinfettanti o i farmaci, a me non cambia niente dal punto di vista economico. Sui dettagli scientifici su economicità e sicurezza del plasma e degli anticorpi monoclonali vi rimando a Medical Facts o alla pagina del prof. Guido Silvestri, che ne ha spesso parlato". A questo punto Burioni minaccia di passare anche alle vie legali, "perché questa volta si è passato il segno".

 

In difesa di Burioni, interviene anche il leader di Azione, Carlo Calenda, il quale se la prende con il Codacons: "Essendo già stato querelato da questi tipi non esprimerò compiutamente il mio pensiero. Diciamo che sono quasi il peggio che si trova nel nostro pur variegato paese".

 

 

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