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Di Francesco, via subito aspettare sarà peggio

Non è il solo colpevole ma è colpevole

Fabio Maccheroni
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Con garbo, ma subito. Via subito. Quanto subito? Ieri, per intenderci. Eusebio Di Francesco sapeva a che cosa sarebbe andato incontro arrivando a Roma. È stato accolto come un «giovane», ma giovane non è. Come «zemaniano», ma forse vero zemaniano non è. È come Sarri, addirittura Guardiola, cioè con un suo calcio che viaggia nella sua zucca, senza essere né Sarri né, tantomeno, Guardiola. È stato il profeta del bel gioco col Sassuolo, quanto basta per essere accolto con rugantina ironia. Portando come dote una valigia carica di nostalgia per uno scudetto del quale è stato attore non protagonista. Di quei giorni parliamo di Batistuta, Totti, Capello e ogni tanto spunta pure lui, con affetto, perché l'uomo, il giocatore, meritano affetto e rispetto. In questa seconda vita romana, è stato accolto con un solo sentimento: affetto. Perché Roma non dimentica. Ma di rispetto ne ha avuto poco. Più scetticismo, perplessità che rispetto. La sua è stata una corsa in salita, c'è voluta una semifinale di Champions per dare una spallata a tutti i «però» che lo hanno perseguitato per un anno. E a metà agosto è tornato subito lì, a confrontarsi con i soliti demoni: Eusebio lo yesman, colui che accetta tutto, che chiede Tizio e gli portano Caio in ambulanza, che alla prima giornata dà il via libera alla terza dolorosa cessione. E lui niente, zitto. Cambia le carte, ma il mazzo è sempre lo stesso. Forse nemmeno quello che chiede. Lui però, non è più lo stesso. Il 4-3-3 impazzisce, impazzisce anche chi vuole bene alla Roma. Non è più nemmeno quello di Sassuolo. Chi è adesso? Gli diamo un'altra chance? Batte il Frosinone? E poi? Alla prima sconfitta ne riparliamo? No, via adesso. Ha perso punti con tutte squadre nel «lato destro» della classifica, via adesso che il brutto di oggi potrebbe essere ancora più brutto domani. Adesso perché Pallotta è «disgusted», quindi come Nerone ha già mostrato pollice verso e il passato insegna che è cassazione. Non è il solo colpevole, lo sappiamo tutti, forse è il più simpatico fra i colpevoli, ma colpevole. Quindi con garbo, adesso, ciao Eusebio.

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