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Di Francesco, cambiare ora anticamera del naufragio

Voltare pagina darebbe sfogo solo alla rabbia e frustrazione dei tifosi

Tiziano Carmellini
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Con lo stesso garbo, ma con altrettanta decisione: avanti con Di Francesco, quasi a oltranza. A costo di sbattere contro un muro ancora più grosso, ma cambiare adesso non ha alcun senso se non dar sfogo alla rabbia e alla frustrazione del momento dei tifosi: per carità assolutamente legittima dopo Bologna. Ma cambiare l'allenatore in corsa, sarebbe un clamoroso errore per almeno 3 buoni motivi: 1) Mandarlo via dopo cinque giornate, seppur orribili, per prendere chi? C'è sul mercato un allenatore che non sia una seconda scelta, una «toppa» o un «senza panchina» al quale valga la pena di affidare la Roma. E per quanto? Magari fino al termine della stagione nel tentativo, impossibile, di programmare qualcosa per il prossimo anno»? 2) Ha senso cacciare il «giovane» allenatore che lo scorso anno è stato autore di un semi-miracolo, di una semifinale di Champions e tutto il resto? Impossibile pensare che possa esser diventato un brocco tutto assieme. Chiaro, la vecchia squadra è stata smontata e qui ha parte della responsabilità avendo «avallato». Anche lui ha commesso il terribile errore di pensare di poter giocare allo stesso modo con altra gente: molto meno forte e soprattutto senza la stessa esperienza e ugual carisma. Errore clamoroso in questo senso, come il fatto di non essersi imposto su una preparazione che non condivideva. Ma basta questo per cacciarlo? 3) Infine, se i nomi sono quelli che stanno circolando in queste ore, Ranieri, Paulo Sousa o Prandelli per non parlare di Montella, allora tutta la vita meglio Di Francesco. Il problema era e resta quello a medio termine, perché è chiaro che la fiducia che la società darà ora al tecnico è a tempo. Ci sono due partite che Eusebio non può sbagliare perché poi sarebbe davvero indifendibile. Sta a lui dimostrare che è cresciuto e può allenare una grande squadra in una piazza difficile come quella di Roma. Perché fare il fenomeno col Sassuolo è una cosa, combattere col ponentino della Capitale e tutto il casino che porta con se è tutta un'altra storia. Qui dimostrare di aver talento e voglia di lavorare può non bastare. Adesso Di Francesco deve smaltire la sbornia e ritrovare la lucidità che lo aveva mostrato come uno dei più promettenti tecnici del futuro. Dipende tutto e solo da lui.

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