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De Rossi: "Forse torno in nazionale e in futuro farò l'allenatore"

Il centrocampista apre uno spiraglio per la maglia azzurra

Erika Menghi
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Un chiodo fisso. Lo è stato per Totti, lo è per De Rossi: «Potrei anche chiamarla utopia, so che sono più vicino a smettere ormai, ma il sogno che mi rimane è vincere qualcosa di grande con la Roma». Da contratto, gli rimane un anno di tempo per provare a conquistare lo scudetto, visto che in questa stagione l'obiettivo è stato cancellato in fretta: «Noi siamo forti, ma so che ce ne sono di più forti di noi. Però non posso smettere di sognare, anche perché questo vorrebbe dire che finirei per allenarmi più piano, mangiare peggio, andare a dormire più tardi. Mi piace la vita che faccio, so già che soffrirò quando me ne staccherò». Il capitano giallorosso non vuole farsi trovare impreparato e sta pianificando il suo futuro: «Al dopo ci penso, non voglio svegliarmi una mattina e ritrovarmi a dire “che faccio adesso?”. Non mi piace la cravatta, mi vedo meglio ancora con gli scarpini ai piedi. Allenare? Forse, credo che fare il secondo potrebbe essere un qualcosa che mi andrebbe di fare, che so, con Di Francesco, Spalletti o altri con cui mi sono trovato bene. Così sì, stare ancora sul campo e vivere lo spogliatoio, niente giacca e cravatta». La seconda vita di Totti non fa per lui, che ancora pensa a giocare e, perché no, con la maglia azzurra addosso: «Con la partita con la Svezia penso si sia chiuso il ciclo di alcuni di noi e del resto, quando si fallisce, bisogna pur saper fare un passo indietro. Ora sceglieranno un nuovo allenatore, bisognerà vedere, ce ne sono di giocatori forti. Io la Nazionale – apre il centrocampista nell'intervista alla rivista dell'Aic – l'ho sempre vista come una famiglia e non è che abbia messo un paletto, punto e basta. Se capita, chissà, che il ct si fa vivo con me, che ritiene che possa servire, che dica che c'è bisogno, allora? Certo che gli anni sono quelli che sono, sempre 34». Di Francesco lo ritiene ancora un titolarissimo, i problemi fisici lo hanno limitato negli ultimi due mesi, ma è pronto a fare doppietta di presenze dopo il ritorno in campo a Udine perché la Roma è attesa mercoledì dall'ottavo di Champions in Ucraina e c'è bisogno del capitano. «Abbiamo il 50% di chance, ritengo lo Shakhtar – dice il tecnico a Uefa.com – un'ottima formazione, ma non siamo da meno, per cui ce la giocheremo alla pari. Detto questo, dobbiamo dare il massimo dal punto di vista dell'attenzione, della concentrazione e dell'aspetto tecnico-tattico. Questo potrebbe fare la differenza nell'arco delle due gare, dal momento che non ci sarà la possibilità di rimediare. Quando ci sono partite secche, c'è sempre meno tempo per rimediare e quindi un minor margine di errore. Dovremo essere bravi a sbagliare meno degli altri. Ricordiamoci che lo Shakhtar ha eliminato il Napoli, che in questo momento sta dominando il campionato italiano insieme alla Juventus. Ѐ una signora squadra». Le due partite col Chelsea nel girone rappresentano l'apice della stagione della Roma: «Sicuramente sì, è innegabile. Però mi auguro che ce ne siano altre. Sono state motivo di grande orgoglio, ma è qualcosa che sbiadisce in fretta. Se non si dà continuità ai risultati tutto appassisce». Solo un trofeo resta a lungo nel cuore della gente ed è per questo che De Rossi lo insegue da sempre.

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