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Roma, Pallotta punta in alto: "Possiamo vincere lo scudetto"

James Pallotta

Sullo stadio di Tor di Valle: "Un bel regalo di Natale"

Tommaso Maggi
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"La Roma è abbastanza forte da vincere lo scudetto". James Pallotta non usa mezzi termini e rilancia le ambizioni giallorosse. Il presidente si aspetta molto da questa stagione: "Stiamo diventando più tosti come squadra - spiega il tycoon in un'intervista alla rivista statunitense Sports Illustrated - è un campionato davvero difficile ma possiamo vincerlo. Abbiamo anche una gara da recuperare, in classifica siamo proprio lì. Abbiamo avuto un calendario duro, credo. E dobbiamo solo pensare a noi stessi e al nostro gioco, come abbiamo fatto nel derby contro la Lazio. La squadra è sempre più a suo agio, c'è grande unione fra i giocatori». Pallotta è molto soddisfatto del nuovo corso targato Di Francesco: «E' già stato nella Capitale quindi capisce le difficoltà di questo ambiente. E poi è diventato più flessibile. Quando abbiamo parlato con lui in estate, ha detto "questo è il mio stile di gioco ed è così che io schiero la squadra". Nel giro di un paio di partite abbiamo visto gli aggiustamenti che ha fatto, dobbiamo davvero apprezzare il suo percorso. Ora possiamo andare in casa del Chelsea e giocare a testa alta. Di Francesco sa anche gestire bene la rosa: le rotazioni sono ottime, stiamo utilizzando molti giocatori. Gerson, per esempio: tanti pensano che sia solo un centrocampista, invece è venuto e ha giocato esterno alto a destra segnando due gol. Poi Florenzi: sa giocare a destra sia da terzino che da attaccante, ma sarebbe perfetto anche a centrocampo. Sfortunatamente abbiamo avuto degli infortuni, come quello di Karsdorp. Schick dovrebbe tornare presto e ci aspettiamo molto da lui: sa agire a destra o può giocare con Dzeko o anche al suo posto. Defrel può giocare alto a destra o a sinistra dietro a Dzeko. Poi c'è El Shaarawy e tutti pensano che lui possa giocare solo a sinistra, invece sa giocare a destra». Parole al miele anche per Monchi: "Ha fatto grandi cose a Siviglia, si è meritato la reputazione che ha oggi. Sapevo che c'erano tante altre grandi società che lo volevano e gli offrivano più soldi. Parlando con lui ho capito che era interessato a quello che noi stavamo pensando per la Roma. E lo abbiamo preso. Ha lavorato subito duramente, c'erano davvero tante cose che ha dovuto fare e ripulire e abbiamo ancora delle cose su cui lavorare. Ho un bel rapporto con lui e anche la squadra può trarre grandi benefici da questa persona. Sa parlare con i giocatori ma anche con l'allenatore e lo staff. E' stato quello che pensavo e mi aspettavo, se non di più». Il presidente fa autocritica sul passato ma è molto fiducioso per il futuro, anche a proposito del nuovo stadio: "Penso che abbiamo fatto delle cose davvero buone negli ultimi 3 o 4 anni e altre che invece non lo erano. Devi fare dei tentativi e migliorare. Avevamo molto da imparare. Io avevo molto da imparare. Ma penso che ci stiamo arrivando. E credo che domani avremo l'approvazione e l'annuncio per lo stadio dalla Regione. Potrebbe essere un bel regalo di Natale». Dopo gli errori commessi all'inizio ora il sistema Roma funziona, ne è orgoglioso il presidente: «Penso che il nostro obiettivo, ripensando all'inizio, era di provare a entrare costantemente in Champions League. Cosa che chiaramente non è stata facile nei primi anni o giù di lì. Ci siamo riusciti 3 volte su 4 e una volta siamo andati in Europa League. Stiamo ancora provando a fare una squadra da scudetto. C'è voluto un po' di tempo per imparare alcune cose e ancora di più per un cambiamento nella filosofia di gestione delle operazioni calcistiche. Credo che Monchi stia facendo un grande lavoro in questo senso. Abbiamo fatto dei cambiamenti negli ultimi due anni sul nostro scouting. Abbiamo sviluppato incredibili sistemi di analisi. Non so se mi sbaglio, ma sono abbastanza sicuro che siamo i sesti in Europa tra quelli che forniscono più talenti alle altre squadre. Per esempio Lorenzo Pellegrini che prima avevamo prestato. Non sono sicuro che sarebbe successo se Monchi fosse stato qui. Dovremmo dargli più minuti in campo. Ma per me lui è un pezzo estremamente importante della Roma per i prossimi 10 anni. Vogliamo essere sicuri che giocatori come lui, giovani, stiano a Roma e capiscano che la Roma li vuole. Credo che facendo così, le cose possano essere leggermente diverse rispetto al passato. Abbiamo tanto altro nei nostri programmi sui giovani, su cui siamo piuttosto impegnati, specialmente per i ragazzi che arrivano fino a 15 o 16 anni. Ovviamente sono piccoli, ma abbiamo trovato un sacco di talento. Crediamo davvero che ad un certo punto, con questo tipo di talento sul quale abbiamo lavorato, con i programmi che abbiamo e con i cambiamenti, potremmo avere 5 o 6 ragazzi l'anno da mandare in prima squadra. E poi un paio di altre cose che andremo a fare in termini di rapporti con altri club in altri Paesi, che dovranno dargli minuti per giocare. Ma siamo contenti di dove stiamo arrivando». E sui tifosi che lo vorrebbero più presente nella Capitale spiega: "Non sono un presidente assente, sto lavorando su tantissime cose. Le nostre operazioni commerciali hanno sede a Londra e quindi quando vengo a Roma devo passare del tempo anche in Inghilterra. Ma anche a Boston, dove trascorro la maggior parte del mio tempo, lavoro a moltissime questioni legate alla Roma». Intanto, spinta dalla convinzione e dall'ottimismo che traspare dalle parole di Pallotta, la squadra ha già messo nel mirino la sfida con il Genoa di domenica. Tornati nella notte da Madrid dopo la sconfitta con l'Atletico, i giallorossi si sono ritrovati a Trigoria nel pomeriggio. Lavoro di scarico per i reduci della sfida europea, per gli altri invece classica seduta. Buone notizie da Florenzi e Schick, tornati in gruppo e protagonisti della partitella finale nella quale il ceco ha segnato anche un gol. Entrambi puntano a rientrare tra i convocati per la trasferta a Genova.

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