IL TREDICI A TRIGORIA PORTA SFIGA
Spalletti pensa all'addio alla Roma
Spalletti se ne va. O meglio, ci sta pensando. Seriamente. A cinque mesi dalla scadenza del contratto, il tecnico giallorosso non intende neppure sedersi al tavolo del rinnovo con la società. Continua a rinviare l’appuntamento, a far melina, buttando spesso la palla in tribuna al grido "resto solo se vinco qualcosa". Ma la Roma ha capito, sta cercando di stanarlo e il suo rinnovo sull'asse Roma-Boston è diventato una delle priorità del club che si inizia anche a domandare: "Ma se Spalletti lascia, chi possiamo prendere?". Spalletti dall'altra parte non ha mai nascosto l'intenzione di guardarsi attorno. Anzi, ha più volte detto che valuterebbe offerte da club importanti: sì, pure della Juve (ma occhio anche all'Inter), alla faccia dell'onestà e, soprattutto, di Capello. Uno a stagione che, fatta salva la tragicomica annata del 2004/05 dove furono addirittura in cinque a fare quella staffetta culminata nel naufragio di Bologna e che si chiuse con un ottavo posto (che portò poi al "primo" Spalletti). Sono comunque tanti, troppi, soprattutto per una società che ha in mente di crescere, di fare il salto di qualità e programmare per il futuro. Difficile farsene una ragione e non è che l’arrivo della proprietà americana abbia cambiato di molto le cose: anzi. Dal 2011 (prima frazione della staffetta DiBenedetto-Pallotta) sono stati cinque i tecnici che hanno guidato la Roma per riportarla dove stava prima dell’ultima sciagura: da Spalletti. Ma il "bis" del toscano era già iniziato con qualche attrito di troppo, rimasto incagliato nell'addio della prima era e che chiaramente era tutt’altro che risolto: alla faccia del buonismo di facciata. Un certo tipo di problemi, se non vengono risolti, o comunque se non si affrontano, prima o poi tornano a galla. Così è stato anche questa volta: inesorabilmente. Il problema iniziale era quello tra Totti e Spalletti, sfociato nell'intervista boom del capitano e proseguito a colpi di repliche contro repliche, allontanamenti coatti e "botte" più o meno pulite. E oggi? È ancora quello il problema che tiene in ballo la Roma? Si direbbe di no, tutti palesano gentilezza, stime reciproche vengono sventolate qua e là. Ma siamo sicuri che sia tutto vero? Perché verrebbe da ricorrere all'antico saggio che molto raramente sbaglia: anzi in genere ci prende eccome. "A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca". O no!?