SERIE A
La Roma di Spalletti si ritrova dietro quella di Garcia
I numeri sono numeri. Ma si possono sempre leggere da diverse angolazioni. Nel caso di Spalletti, sommando i punti (46) dello splendido girone di ritorno dello scorso anno - il secondo migliore nella storia giallorossa - ai 26 conquistati finora nelle prime 13 partite, la sua Roma presa nel complesso viaggia a una media di 2.25 punti a gara. Un ritmo da scudetto. Ma analizzando i dati da una prospettiva diversa emerge un dato negativo, per certi versi sorprendente: nelle ultime tre stagioni avviate tutte da Garcia, a questo punto del campionato la Roma aveva sempre ottenuto più punti. Ovviamente nel 2013/14, quando partì con 10 vittorie su 10 salvo poi pareggiarne tre di fila e subire il sorpasso della Juve proprio alla tredicesima giornata, ma pure due anni fa (31 punti in 13 match) e persino la stagione scorsa, quando giocava peggio ma poteva contare su un punto in più rispetto a oggi, 27 totali. L’inverno per Garcia è sempre stato devastante o giù di lì, adesso tocca a Spalletti invertire la rotta. C’è un filo conduttore che continua a legare la Roma del francese a quella attuale: l’incapacità di vincere le partite-chiave o quantomeno ritenute tali, come lo era la gara di domenica scorsa a Bergamo. Stavolta i giallorossi sono durati un tempo per poi scomparire letteralmente dal campo. E allora diventa impossibile non tornare sempre lì, ai limiti mentali di un gruppo che, al momento cruciale, si dimostra puntualmente perdente. Sempre che l’obiettivo sia inseguire la Juventus. Mai i bianconeri nei cinque anni scudettati avevano accumulato un vantaggio simile sulla seconda dopo 13 partite, il che significa che la prospettiva è ancora più inquietante. Anche perché l’«ossessione della vittoria» della Juventus pare non aver contagiato la Roma e le altre contendenti, relegate in una sorta di campionato-B. Ieri altro giro, altra corsa. A Trigoria si è vissuto un post-partita già raccontato decine di volte: prima dell’allenamento riunione in sala video fra Spalletti e i giocatori, durante la quale sono stati mostrati dall’allenatore e il suo vice Domenichini sia i movimenti azzeccati nel primo tempo che i tanti errori commessi nella ripresa a Bergamo. Pare senza alcuna replica dei calciatori. Anche se, come in ogni sconfitta della Roma che si rispetti, i racconti del giorno dopo sono sempre arricchiti da spifferi fantasiosi. Quanto alla vicenda di Nainggolan, tutto è avvenuto alla luce del sole: Radja non aveva capito le indicazioni provenienti dalla panchina su una marcatura assegnatagli in occasione di un calcio da fermo e lo ha fatto presente a Spalletti e Domenichini dopo la sostituzione. Tutto finito lì, ma il Ninja c’ha tenuto a pubblicare un altro tweet di fuoco e domani dirà il resto in sala stampa alla vigilia della sfida con il Viktoria Plzen in Europa League. Alla Roma non rimane che ripartire dalla vittoria del proprio girone, che sarebbe matematica in caso di successo giovedì sera, per poi dedicarsi al Pescara e al successivo trittico «della verità» contro Lazio, Milan e Juventus. Quando sale il livello dell’avversario difficilmente la squadra di Spalletti sbaglia, il problema semmai resta la continuità, questa sconosciuta, nelle altre sfide. E le trasferte stanno diventando un problema: solo due vittorie su sette viaggi di campionato, solo una in più se si aggiungo- no le altre tre gare europee giocate lontano dall’Olimpico. Soluzioni all’orizzonte non se ne vedono, a sentire Spalletti e i dirigenti il «male» della Roma è incurabile: «Le partite che diventano sporche non le vinciamo». Almeno con questi giocatori. E il carattere sul mercato non si compra.