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Diabete, uomini più a rischio secondo uno studio sulle abitudini alimentari del San Raffaele di Roma

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Negli uomini particolari abitudini alimentari, come il consumo elevato di carni lavorate ricche anche di nitrati e conservanti, aumentano i livelli di stress ossidativo e infiammazione cronica nell’organismo, favorendo l'insulino-resistenza, condizione che precede lo sviluppo del diabete di tipo 2. È il dato che emerge dallo studio condotto dall'Irccs San Raffaele di Roma e dall'Università Telematica San Raffaele di Roma e recentemente pubblicato sulla rivista Frontiers in Nutrition.

Una tendenza confermata dai numeri dell’Istat: il 5% degli italiani ha una diagnosi di diabete, tra gli under50 anni è il 2% e sfiora il 9% fra i 50-69enni ed è più frequente fra gli uomini che fra le donne (5,3% e 4,4% rispettivamente). Tra i fattori rilevanti ci sono quindi le preferenze alimentari che risultano influenzate da fattori culturali, età e genere. In particolare l'analisi ha rilevato differenze significative nelle preferenze e nelle abitudini alimentari tra uomini e donne. “Gli uomini mostrano una maggiore propensione verso il consumo di carne rossa, e in particolare di carni processate rispetto alle donne, una tendenza che potrebbe aumentare significativamente il rischio di sviluppare alterazioni metaboliche legate all'eccesso di grasso corporeo” spiega in occasione della Giornata Mondiale del Diabete la Prof.ssa Alessandra Feraco, prima firmataria dello studio, afferente al Laboratorio di Endocrinologia Cardiovascolare dell’IRCCS San Raffaele di Roma e docente Associato di Scienza dell'Alimentazione e delle tecniche dietetiche applicate presso l'Università San Raffaele. “Le donne, al contrario, tendono a consumare maggiori quantità di verdure, cereali integrali, tofu e cioccolato fondente ad alto contenuto di cacao, compiendo di fatto scelte alimentari più sane. Sono emerse differenze anche nei comportamenti alimentari: rispetto alle donne, infatti, gli uomini tendono a saltare gli spuntini, mangiano più velocemente e sono più propensi a mangiare fuori. Di contro,  un numero inferiore di donne pratica sport, mentre un maggior numero di uomini svolge regolare attività fisica, preferendo l'allenamento di forza e gli sport di resistenza” prosegue.

Queste differenze riflettono non solo fattori biologici come genetica e risposte ormonali, ma anche norme sociali e contesti culturali e sottolineano l'importanza di adottare una prospettiva di genere per sviluppare strategie di salute pubblica e interventi nutrizionali mirati alla prevenzione delle malattie croniche.

“L'incidenza di diabete mellito tipo 2 è in continuo aumento, purtroppo anche nelle fasce di età più giovani, nonostante la disponibilità di farmaci sempre più efficaci” dichiara il Prof. Massimiliano Caprio, responsabile del gruppo di ricerca che ha condotto lo studio e ordinario di Scienze della nutrizione umana all’Università San Raffaele. “È fondamentale insistere sulla prevenzione e sull'educazione ad uno stile di vita sano, altrimenti il sistema sanitario potrebbe non essere più in grado di far fronte a questa vera e propria epidemia” conclude.

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