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Sanità, Uap alza la voce per “servizi in favore del cittadino, contro ogni discriminazione”

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"Una vera Sanità dei servizi in favore del cittadino, contro ogni discriminazione e privilegio". A sostenerlo è la U.A.P., l’unione rappresentativa delle maggiori associazioni di categoria degli ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità private, intervenendo "per portare un elemento di riflessione sull’organizzazione della sanità italiana". "Il Servizio Sanitario Nazionale è articolato su diversi livelli di responsabilità e di governo in forza del principio di sussidiarietà: lo Stato a livello centrale, per assicurare a tutti i cittadini il diritto alla salute, e le Regioni per la concreta organizzazione e per il raggiungimento degli obiettivi di salute del Paese.- sottolinea l'U.A.P.-. Oltre alle strutture pubbliche, il cittadino è libero di potersi rivolgere alle oltre 12.000 strutture sanitarie private autorizzate o private accreditate, che contano oltre 150.000 lavoratori. Erogano le seguenti prestazioni sanitarie: assistenza ospedaliera, attraverso gli ospedali o le case di cura private accreditate, gli IRCCS - istituti di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto privato, i Policlinici privati a gestione diretta dell’Università, gli ospedali classificati e ospedali qualificati presidio di ASL; servizi riguardanti la specialistica ambulatoriale di 1° Livello (attraverso Laboratori di analisi, poliambulatori, centri specialistici), di 2° Livello (radiologia e attività collaterali: TAC, RMN, PET ecc.) e di 3° Livello (riabilitazione semplice e complessa).

"In sostanza- aggiunge l'U.A.P. - si tratta della vera e propria medicina di territorio, che, diffusa in ogni ASL, garantisce alla popolazione di poter usufruire velocemente ed adeguatamente di prestazioni sanitarie senza far ricorso ai Pronto Soccorso o agli ospedali pubblici, e che ha garantito assistenza sanitaria anche durante la pandemia da Covid-19. Occorre ricordare che l’esercizio delle suddette attività, secondo la normativa nazionale e regionale (D.Lgs. n. 502/1992 e ss.mm.ii.), deve essere autorizzato dalle Regioni secondo molteplici requisiti idoneativi (strutturali, impiantistici, tecnologici) e stringenti parametri di organizzazione e professionalità del personale abilitato ed è sottoposto costantemente anche alla vigilanza dei NAS". "Inoltre - evidenzia -, per ogni area operativa il responsabile di branca deve essere un medico specialista, mentre la responsabilità dell’area di Laboratorio di Analisi può essere affidata ad un Biologo, Chimico e/o Patologo clinico, con specializzazioni attinenti i diversi settori di attività".

"Tali precisazioni - prosegue l'U.A.P.- sono doverose per comprendere l’assoluta illegittimità del D.D.L. Semplificazioni, che invece inspiegabilmente lascia libere le farmacie di esercitare le suddette attività senza il rispetto di nessuno dei suindicati requisiti, essendo del tutto prive di ogni prodromica forma autorizzativa. A questo punto la domanda sorge spontanea: perché esonerare le farmacie da questi lunghi iter autorizzativi volti alla valutazione di stringenti requisiti di legge a tutela della salute della popolazione e lasciarli invece per gli Ospedali, Case di Cura, Policlinici, laboratori e poliambulatori privati accreditati? Non si può con un semplice disegno di legge creare per (altera via) una nuova categoria (le farmacie appunto) abilitata ad agire nell’ambito del servizio sanitario nazionale prescindendo completamente dal rapporto di accreditamento esistente per tutte le altre strutture sanitarie, in spregio ad ogni norma di legge e senza alcuna previa valutazione di compatibilità al fabbisogno.

"Per tali ragioni il Presidente dell’U.A.P., Mariastella Giorlandino, "con tutta la categoria nonché con il sostegno del Presidente nazionale dell’Ordine dei Medici, presente al Convegno di Bari, chiede al Governo un chiarimento su questa inspiegabile scelta legislativa, volta a tutelare inopinatamente la Lobby delle farmacie, in spregio ad ogni normativa vigente e soprattutto alla tutela della salute dei cittadini italiani, che l’adottato DM Schillaci sulla concorrenza accentua ancor più sul versante della qualità, sicurezza ed appropriatezza erogativa delle prestazioni afferenti al Servizio Sanitario Nazionale". "Non può passare inosservato il fatto che il Sottosegretario alla Salute, Onorevole Gemmato, che peraltro è un farmacista, in tutte le sue ultime dichiarazioni ha più volte espresso l’intenzione del Governo di voler abolire questa ricchezza del territorio, rappresentata dalle anzidette strutture sanitarie private accreditate, a favore delle farmacie, che non hanno i requisiti previsti, per garantire servizi sanitari di qualità, così come previsto dal D.Lgs. n. 502/1992, sollecitando l’intera Categoria dei Farmacisti a sostenere questo nuovo ruolo di Erogatori di servizi per conto del SSN", aggiunge.

"Ci si chiede, quindi, perché da un lato si danno fondi alle farmacie e dall’altro si tagliano i rimborsi e le tariffe dell’80% per le prestazioni erogate dagli ospedali pubblici nazionali e dalle strutture sanitarie private accreditate, portando al fallimento i primi e alla chiusura le seconde? Dove sta l’integrità intellettuale? Dove finisce l’interesse personale e comincia l’interesse della nazione? Cosa sta succedendo?", conclude.

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