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Il Picolit secco che non ti aspetti

Paolo Zappitelli
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Anche nel mondo del vino c’è chi segue strade tracciate e chi invece tenta nuovi percorsi. Come nel caso della cantina Aquila del Torre condotta da Claudio e Michele Ciani, una piccola azienda con 18 ettari di vigneto circondati dai boschi nelle colline nord orientali del Friuli. Qui, accanto a vini già consolidati e sperimentati, come il Friulano e il Refosco, i due proprietari hanno seguito una via diversa per il loro Oasi, prodotto con uve Picolit che non sono state fatte appassire come tradizione vuole, e un Sauvignon che spiazza completamente chi si aspetta di trovare nel bicchiere la tipicità del vitigno. Partiamo da quest’ultimo (annata 2019), presentato in degustazione al ristorante Untitled a Roma (via Monte della Farina 53). Al naso si avverte subito lo «straniamento» con note di pesca gialla, mela, cedro e tanta mineralità che poi si ritrova anche in bocca. Da provare, sapendo che si va ad assaggiare un vino che esce dagli schemi del solito Sauvignon (18 euro in cantina). Divertente l’abbinamento con il taco di polpo, patata, paprika e la sua maionese. L’Oasi (45 euro) è l’altra scommessa dell’azienda, un esperimento iniziato nel 2010 ma che ora vede finalmente la luce con una produzione minima, tra le 1500 e le 2000 bottiglie. Al naso subito una nota dolce, al sorso una bella morbidità che poi si assottiglia nel finale con una sapidità che pulisce il palato. In abbinamento con dumplings di coda alla vaccinara e crema di pecorino.

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