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Made in carcere: cibo buono e solidale

EthiCatering rivoluziona i «banchetti» di eventi e matrimoni. Dal salato al dolce, dal vino al caffè ecco i prodotti dei detenuti

Stefano Liburdi
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I prodotti da forno salati della casa circondariale di Trani, tra cui i famosi taralli, la pasta del carcere dell'Ucciardone di Palermo, le passate, i succhi e le marmellate dell’Istituto penitenziario di Cremona e poi ancora i dolci della «Banda biscotti» di Verbania, i frollini «Dolci Evasioni» fatti nel carcere di Siracusa insieme alla pasta di mandorle, gli amaretti e i peperoni di Sicilia secchi, i dessert del carcere minorile Malaspina di Palermo. Il tutto annaffiato dall’ottimo vino rosso «Vale la pena» del carcere di Alba o un bianco raffinato come il «Coda di Volpe» della Casa di reclusione Sant’Angelo dei Lombardi. Senza dimenticare il caffè «Le Lazzarelle» realizzato nel carcere femminile di Pozzuoli. Questi e tanti altri prodotti di «Economia Carceraria» stanno rivoluzionando il mondo dei «rinfreschi». 

«Ethicatering» nasce nel 2014, con la voglia di portare sulle tavole di matrimoni, eventi aziendali o feste private i prodotti eno-gastronomici di eccellenza, realizzati nelle carceri e da realtà che operano su terreni confiscati alle mafie. Inclusivo, ecosostenibile e solidale sono le tre parole identitarie che descrivono questo tipo di catering attento anche all’ambiente grazie all’utilizzo di stoviglie monouso in Mater B, materiale compostabile ecologico. Inoltre molti dei supporti di allestimento - come tavoli, sedie e complementi di arredo - vengono realizzati con materiali di recupero. 
Nei «banchetti» non manca poi qualche «chicca» come i gustosissimi germogli di piante commestibili a elevato valore nutritivo, proposti da «Semi Liberi», della cooperativa sociale agricola O.R.T.O., che svolge buona parte delle sue attività nella Casa circondariale di Viterbo.

Il progetto EthiCatering è stato presentato alla stampa giovedì 10 marzo nel pub «Vale la Pena» di via Eurialo a Roma, un locale dove si possono gustare e acquistare tutti i prodotti di «Economia Carceraria» in alternativa alla vendita online.
Nella serata ricca di assaggi di cibi artigianali e di cocktail fantasiosi preparati da Rodrigo, che dietro il bancone sta conoscendo la sua seconda occasione, è stato sottolineato come queste iniziative siano ancora troppo poco conosciute e quasi relegate a un ruolo di «nicchia». Importante sapere invece che si sta parlando di generi alimentari e non, di qualità perché fatti in maniera artigianale da detenuti formati alla professione.

Da rimarcare poi è il valore sociale di questa catena produttiva che offre possibilità di reinserimento nella società a detenuti prossimi al termine della loro pena. I dati statistici dicono che un recluso formato e poi introdotto nel mondo lavorativo, difficilmente ricadrà nei vecchi errori. La cosidetta «recidiva» è abbattuta dal reinserimento che contribuisce ad avere così una società più sicura per tutti.
 

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