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Ecco la cena (record) di 50 portate

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Cibo, cibo e ancora cibo di nicchia recuperato e offerto da un proprietario terriero (il “panardiere”) al ceto più povero, come ricompensa per il lavoro svolto nei campi. Sono cinquanta le portate servite nella Panarda abruzzese, un pantagruelico banchetto nato per glorificare valori anche non cristiani e onorare Sant’Antonio Abate, patrono degli animali da cortile. Andiamo però per ordine. “Innanzitutto c’è quella religiosa e quella profana, ma in entrambi i casi la Panarda è un’orgia alimentare che somiglia molto a una maratona gastronomica dove si è “costretti” a mangiare tutte le portate. Pena? “Magne o te spare!!!” è la frase (scherzosamente) minacciosa del “guardiano di Panarda” che, con tanto di fucile (scarico), si aggira per la sala. Causa Covid, ha subito qualche modifica la Panarda andata in scena lo scorso 25 novembre a La Casa del Gelso. Teatro, la cornice di Città Sant’Angelo, uno dei “borghi più belli d’Italia” che la rivista Forbes ha classificato tra i 10 posti al mondo dove si vive meglio. Qui, lo chef Danilo Albani ha proposto le sue 50 portate”, racconta la giornalista Roberta Maresci, che ci ha lasciato la sua testimonianza avendo partecipato a questo pranzo infinito durante il tour organizzato dalla Camera di Commercio di Chieti Pescara. “Dalle scrippelle ‘mbusse allu capelomme, dal crostino di ventricina teramana alli foje strascinite, abbiamo gustato tutte le 149 eccellenze agroalimentari che la regione Abruzzo offre, sulle 5333 nazionali censite da Coldiretti. Immancabile il pesce di montagna, ossia il baccalà. Vale anche per il brodo e il pollo. Cambia ovviamente l’interpretazione delle ricette. Partendo dalla versione riproposta per la prima volta dall’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria (Chieti), la struttura delle portate è rimasta la stessa. La prima parte è dedicata ai piatti di magro. Poi largo a salumi e insaccati, paste e brodi prima dei piatti di carne, verdure di stagione e formaggi. Chiusura con i dolci. Due gli intervalli per alzarsi da tavola e per facilitare la digestione. Il primo step tra i crostini di campagna (quattordicesimo piatto) e il prosciutto abruzzese al coltello, quando viene servito l’infuso alle essenze d’Abruzzo. Invece il decotto della Maiella arriva tra la pezza di formaggio di vacca e i sassi d’Abruzzo (quarantaduesima portata). Per fortuna che il cesto del pane è messo solo a completamento dell’apparecchiatura. L’acqua, giusto un goccio ogni tanto è ammessa. In compenso il vino abbonda. E intanto il tempo scorre. A scandirlo c’è il “maestro di Panarda”. Per noi c’era Claudio Ucci, direttore del Consorzio Turistico Abruzzo Travelling, impegnato come regista dell’evento a presentare le pietanze annunciate (di solito) da un colpo secco di tamburo, come accadde alla Panarda proposta nel 2019 nel Castello Chiola a Loreto Aprutino (Pescara). Anche lì, c’ero – dice la Maresci - e c’era anche il Gruppo Orchestra Popolare del Saltarello, impegnato con canti e danze tra una portata e l’altra. Anche qui a La Casa del Gelso hanno cantato e ballato, facendoci intonare cori e applausi con i commensali accanto. Guai a sceglierli! Attenzione, perché chi a tavola occuperà il posto accanto al vostro lo sceglie la sorte. A estrazione. Miscelando parentele a sconosciuti, facendo nascere nuove amicizie. Tanto la serata è lunga”.

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