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L'ultimo vino di Gravner, quel Pignolo "genio viziato"

Paolo Zappitelli
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Ci sono vini che non hanno bisogno di piacere per forza. E vignaioli a cui non interessa nulla avere bottiglie sempre uguali anno dopo anno, "perfette" per la moda del momento.  E' il caso di Josko Gravner pioniere, a sua insaputa e suo malgrado, di un certo tipo di viticoltura, dove il rispetto per la vite e di quello che produce, associato alla ricerca di tecniche che affondano nei primordi della viticoltura, offre risultati sorprendenti. Un modo di fare vino che si riassume nell'idea che Gravner si è fatto dopo essere andato in giro per il mondo e poi in California: " Ecco, ora ho capito come non voglio fare il mio vino". E se fino a oggi la sua azienda - a Oslavia, nel Collio al confine tra Italia e Slovenia - è stata conosciuta principalmente per l'interpretrazione della Ribolla gialla, la sua nuova scommessa è il Pignolo, un vitigno che, come lo definisce sua figlia Mateja, è una sorta di "genio viziato", capace ogni anno di dare interpretazioni diverse. Ma anche complicato da raccogliere visto che, racconta ancora Mateja, "nel giro di sole 36 ore ci siamo trovati davanti a uve diverse tra le prime raccolte e le ultime che già erano quasi appassite". Per la prima volta la famiglia Gravner ha fatto una verticale di tutte le annate, dalla prima, la 2003, a quella appena uscita, la 2007. Piccolissima la produzione di questo "Rosso Breg" che, a seconda delle vendemmie, va da 1200 a 3000 bottiglie. Parliamo da quella che ci è piaciuta di più, l'ultima, che insieme alla 2006 segue la fermentazione in anfora. Prima di uscire affina 7 anni in legno e altrettanti in bottiglia.  Nel bicchiere ha un naso molto ampio, in cui predomina la frutta rossa seguita da note ferrose. Le stesse che si ritrovano al sorso, con una bella rotondità e tannini che si fermano al centro della bocca ma senza appesantire il vino che scorre veloce con una bella bevibilità. Il migliore tra i 5 assaggiati soprattutto per l'equilibrio e la coerenza tra il naso e la bocca.

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