Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

"Ho organizzato il menu per le Feste un mese fa, ora che faccio butto tutto?"

Paolo Zappitelli
  • a
  • a
  • a

«Un disastro, un disastro assoluto. Ce lo dovevano dire il 20 novembre che a Natale e Capodanno saremmo stati chiusi, non oggi, senza neppure una settimana di preavviso». Alessandro Pipero è il titolare del ristorante che porta il suo nome, in corso Vittorio Emanuele II 250 a Roma. Locale di lusso, una stella Michelin conquistata con il suo chef Ciro Scamardella, clientela elegante e internazionale che si concentrava soprattutto per la cena. «Da quasi un anno, invece, siamo costretti a "campare" solo con il pranzo - si sfoga - E non è facile».
Alla fine ristoranti e bar sono i soli a restare sempre chiusi. Pagate per tutti...
«Hanno sbagliato, ha sbagliato Conte. Ci vuole programmazione. Non si può dire ok vi lasciamo lavorare per le feste e poi cambiare tutto a 5 giorni dal cenone. Una follia. Ti fanno restare aperto quando non lavori e ti fanno chiudere quando potresti lavorare. Le dico che se è così molti ristoranti riapriranno direttamente il 1 febbraio».
Perché?
«A gennaio chi vuole che lavori? È un mese morto da sempre. Pensa che qualcuno possa recuperare, oltretutto preparando solo il pranzo? A me, ad esempio, che andavo avanti con i turisti e con i coperti a cena, manca tutto».
E in più avrà anche i frigoriferi pieni di prodotti che aveva ordinato per i pranzi delle feste...
«Esatto. Ma questi signori al governo sanno come si lavora in un ristorante? Non possiamo mica ordinare il giorno prima. Alcuni prodotti li posso anche abbattere e conservare ma ad esempio il tartufo dopo tre giorni è da buttare via. E i panettoni che erano pronti per la pasticceria? Che ci faccio? E consideriamo anche che tutto questo arriva dopo otto mesi di crisi».
Il delivery funziona?
«Molto poco. È come una flebo, ti fa restare in vita ma resti sempre malato».
Ora con i suoi dipendenti coma farà?
«Ci sarà la cassa integrazione per queste due settimane, spero. Ma qui c’è anche un problema di affetti, di sensibilità. Tutti questi ragazzi che lavorano nei locali magari hanno le famiglie lontane, in altre regioni. Fino a oggi non hanno saputo nulla, ora si trovano a non poter lavorare per due settimane e che fanno a Roma? Magari abitano in camere in affitto, in monolocali. Dovranno passare il Natale da soli come cani».

Dai blog