Vini eccezionali nell'anno più brutto
Consoliamoci almeno con un’ottima vendemmia. Questo 2020 maledetto dalla pandemia sarà infatti ricordato come un anno eccellente per il vino, da nord a sud dell’Italia, con una qualità molto alta e una leggera diminuzione della quantità. A Bolgheri, ad esempio, l’enologo di Ornellaia, Axel Heinz, l’ha definita come un’annata assolutamente fantastica e lo stesso è accaduto con i vini siciliani delle cantine Duca di Salaparuta. Insomma ci saranno bottiglie da acquistare e conservare gelosamente in cantina.
Il responso definitivo della vendemmia elaborato da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, rileva una produzione complessiva di vino e mosto di 46,6 milioni di ettolitri, con una flessione del 2% rispetto ai 47,5 milioni di ettolitri del 2019. La geografia della raccolta - spiegano gli esperti - perfetta anche dal punto di vista dello stato fitosanitario delle uve, segna la contrazione maggiore per le regioni del Centro e del Sud, a partire dalla Toscana (-21%) fino alla Sicilia (-20%), all’Umbria e al Lazio (-10%). In controtendenza la Sardegna (+20%). In equilibrio il Veneto (+1%), che con 11 milioni di quintali di vino previsti mantiene il primato produttivo nazionale, seguito dalla Puglia, in calo dell’8% e dall’Emilia Romagna (+10%). In crescita, in un contesto generale che si posiziona sotto la media quantitativa dell’ultimo quinquennio, anche importanti regioni produttive come Abruzzo (+6%), Trentino Alto Adige (+5%), Lombardia (+10%) e Marche (+5%), mentre cala di 9 punti il Friuli Venezia Giulia.
La leggera flessione della produzione non è però un dato che deve far preoccupare, anzi. Come conferma il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, «la vendemmia 2020 ci ha regalato uve di altissima qualità grazie anche a un leggero decremento della quantità. D'altronde, come è noto, da sempre riteniamo che l'unico elemento che possa dar valore al vino italiano, oltre alla nostra immensa biodiversità, sia la qualità intrinseca dei nostri vini. Il record mondiale della quantità prodotta non è ritenuto da noi elemento qualificante sia per la forma che per la sostanza». «Data anche la situazione pandemica - prosegue Cotarella - sono certo che l’ottima qualità saprà essere il valore aggiunto di una vendemmia che, per gli aspetti legati proprio all'emergenza sanitaria, è stata vissuta anche con quel senso di preoccupazione che ormai ci attanaglia da mesi. Da presidente di Assoenologi, ma anche da uomo e imprenditore del settore, mi sento di rinnovare, oggi più che mai, l'appello a tutta la filiera del nostro comparto, a moltiplicare gli sforzi e far sì che questa vendemmia possa essere tradotta in grandi vini».