Guida insolita a Parigi, città dell'amore
Un romantico San Valentino sulle tracce dei bohémien e dei loro quartieri
Febbraio mese degli innamorati e ottima occasione per andare a Parigi, la città dell'Amore con la «A» maiuscola come quella di Amélie, nome della donna di cui Gustave Eiffel era follemente innamorato. Una A che diventò la sua ossessione. Una A riprodotta da Eiffel nella torre che domina Parigi da oltre un secolo. Ci ricorda questa storia Amélie Nothomb, nel suo «Il viaggio d’inverno», dove l’autrice resta esterrefatta che la più parte dei parigini ignorino l'origine dell’emblema architettonico della loro città.
Vedere Parigi «c'est flâner», termine reso famoso dal poeta Charles Baudelaire, che significa vagare oziosamente per le vie cittadine, senza fretta, sperimentando. Camminare senza metà, perdersi e dimenticare il tempo, diventa un’esperienza di vita, un’arte preziosa. Come seguire le tracce degli scrittori e artisti che hanno fatto di Parigi la città dell'amore per la vita, quelle dei «bohémien» che esprimevano questo amore attraverso il loro lavoro e il loro modo di essere, oltre il confort, lontani dalle convenzioni.
Tra i primi artisti che hanno eletto il «village» Montmartre a loro casa, ci sono Horace Vernet, Théodore Géricault e Corot. Seguiranno gli impressionisti, Renoir, Monet, Pissarro, Cézanne e Degas che si incontravano regolarmente al «café Guerbois» (oggi negozio di scarpe). E più tardi una lista infinita di artisti famosissimi: Toulouse-Lautrec, Van Gogh, poi Picasso, Modigliani e Dufy.
«Flâner» a Montmartre è sentire lo spirito di paesino popolato di anime vitali e libere odierne e passate.
Arrivando da Pigalle dietro il Moulin Rouge si passa per la «Cité Veron», dove hanno vissuto Jacques Prévert e Boris Vian (gli appartamenti si possono visitare su prenotazione). Salendo sulla strada per la «Butte», si passa per «Les Abesses», il quartiere di Amélie Poulain (la protagonista del «Il favoloso mondo di Amelie»), dove si trova la facciata rossa e bianca del «Café des deux moulins», a rue Lepic e il «Moulin de la Galette» costruito nel 1717 e dipinto da Renoir, Toulouse-Lautrec e Utrillo. A due passi, per gli amanti della cucina dei bistrot, è consigliata una sosta a «Le Bon, La Butte». È con «rue de l'Abreuvoir» che si comincia ad entrare nella Montmartre degli artisti. All'angolo con la «rue des Saules» e la «rue Cortot» si affaccia «La Maison Rose», il cuore del «villaggio Montmartre» e «Le lapin agile», cabaret artistico una volta frequentato da Picasso o Apollinaire. Per una merenda meravigliosa, «La Bossue», vicino al cimitero, con le loro «madeleines» e torte fatte come una volta. Poi ancora il «bateau-lavoir» (abitazione di numerosi artisti del XX secolo che si visita prenotando), il muro dei «je t'aime», il giardino selvaggio di Saint-Vincent e la street-art che caratterizza il quartiere.
La bellissima dimora di Victor Hugo, situata nel «Marais», fa assaporare la Parigi del Romanticismo come la zona della «nouvelle Athènes» un piccolo quartiere poco conosciuto dolce e pieno di sorprese: fu il cuore del Romanticismo francese, collegato a Pigalle dalla «rue Fontaine» (famosa per i suoi negozi di strumenti di musica). Queste strade attirarono gli artisti del movimento romantico parigino, Frédéric Chopin, Victor Hugo, Alexandre Dumas o ancora Claude Monet. Da non perdere il «museo della vita romantica», un posto magico incastonato nel suo giardino, che rievoca le vibrazioni di quell’epoca.
La creatività più recente e quella dei giorni nostri, la ritroviamo a «Belleville» dove passeggiare è vedere mille paesi, immagini contrastanti, colori, vite. È il quartiere del ciclo «Mallaussène» di Daniel Pennac e quello del «La vita davanti a sé» di Romain Gary che descrive attraverso le parole di un bambino la quotidianità di una Belleville degli anni ’70. È in generale un luogo vitale e centrale della cultura urbanistica. In piena mutazione, coabitano due popolazioni: quella, più antica, popolare originaria di tutte le parti del mondo e i nuovi, i «bobo» (borghesi boemiani) e gli studenti. È un’intricata rete di viuzze, con tantissime opere di street art (in particolare nella «rue Dénoyez» dove si possono ammirare negli atelier le più belle opere di street-art di Parigi), commerci e ristoranti di tutte le nazionalità (arabi, africani, cinesi, vietnamiti, russi, libanesi). Per un meraviglioso cuscus algerino fatto in casa, i «4 frères» assicura un viaggio delizioso a poco prezzo. Il parco offre una vista sull’«oceano» dei tetti parigini, una delle più belle viste sulla città. Un nuovo posto emblema dell'esperimento artistico del quartiere è «La maison métallo» che ambisce ad unire esigenze artistiche e preoccupazioni sociali attraverso il dibattito.
Nell’attesa di partire, per un’anteprima delle emozioni che questa città sa regalare, un film splendido: le «Illusioni perdute» tratto dall'omonimo capolavoro di Balzac.