'Li abbiamo condannati ad una precarietà esistenziale e a confrontarsi con modelli difficili da raggiungere'

Malattie mentali, Vaccaro (Censis): "Su giovani pesano incertezza futuro e paura"

Roma, 21 ott. (Adnkronos Salute) - "Siamo tutti un po' sommersi dai temi dell'ansia, del disagio anche legati sicuramente a un'esperienza totalmente fuori dal comune come quella della pandemia però ancora oggi tutti noi ci sentiamo minacciati da cose che non comprendiamo: la guerra, il cambiamento climatico e i nostri destini individuali. Questo naturalmente pesa molto di più sui giovani, la cui condizione è caratterizzata soprattutto da un'incertezza per il futuro. Li abbiamo in qualche modo condannati ad una precarietà esistenziale che è una cosa che le generazioni precedenti non hanno conosciuto, perché tutti noi avevamo la certezza di poter migliorare la nostra condizione rispetto a quella dei nostri genitori. Adesso non è più così e per di più viviamo in questo clima di minacce poco conosciute dietro l'angolo che possono cambiare la nostra situazione in un modo che non ci aspettavamo". Lo ha detto all'Adnkronos Salute Ketty Vaccaro, direttore area welfare e salute Censis, in occasione dello spettacolo 'Pinocchio: una favola alla rovescia', a cura della Compagnia stabile del Teatro Patologico, fondata e diretta da Dario D’Ambrosi e composta da attori con disabilità fisiche e psichiche, in programma oggi e domani al Teatro Parioli per promuovere il dialogo sul diritto alla salute e ad una socialità inclusiva.

L’evento, nato da un’idea del senatore Antonio Guidi, neuropsichiatra, membro della commissione Affari sociali-Sanità, è realizzato grazie al contributo non condizionato di Lundbeck Italia e ha il patrocinio di Senato, ministero della Salute, Iss, del Consiglio Nazionale Giovani e di Tor Vergata. "Tra figli e genitori rispetto al passato c'è uno scambio di beni materiali a cui corrisponde però una sorta di disattenzione sostanziale - fa notare Vaccaro - È come se dessimo tutto ai nostri figli, ai nostri ragazzi. Siamo apparentemente molto attenti alle loro esigenze ma li conosciamo poco. È come se non volessimo essere disturbati e siamo tutti immersi in una socialità apparente, con una quotidianità resa più complessa dal rapporto con internet e con i social network".

  

"Dobbiamo confrontarci con un modello difficile da raggiungere, questo vale soprattutto per i più giovani, sempre sottoposti all'onere della prova, nel mondo social il nostro valore si misura con un like o un pollice alzato. E' una condizione - conclude Vaccaro - che accomuna giovani e adulti e che crea una situazione di incertezza e danni maggiori su chi ancora l'identità se la deve costruire, su chi strutturalmente è più fragile".