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Appello virologi su aviaria, 'sorveglianza stretta e preparare vaccini'

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Milano, 2 mag. (Adnkronos Salute) - "E' indispensabile una sorveglianza stringente, molto attenta e molto pronta", contro l'influenza aviaria che sta dilagando fra i bovini da latte negli Usa e che la comunità scientifica guarda con timore per la possibilità "forte" che arrivi a causare la prossima pandemia. "Vanno monitorati non solo gli uccelli, come già si fa da tempo, ma anche altri animali e gli alimenti che ne derivano, dal latte alla carne. E bisogna cominciare a fare controlli, magari a campione, anche sull'uomo". Soprattutto, "bisogna approntare in fretta dei vaccini da poter somministrare all'occorrenza. Non soltanto vaccini mirati al virus H5N1, ma anche ad altri ceppi che stanno passando ai mammiferi". E' l'appello lanciato da Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), in un'intervista all'Adnkronos Salute.

"Il virus aviario è un patogeno che si evolve facilmente e che sta mutando in modo da adattarsi non solo ai mammiferi, salto già avvenuto, ma anche potenzialmente all'uomo", sottolinea l'esperto, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all'università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Asst Spedali Civili. A minacciare l'uomo "ci sono più ceppi aviari - precisa - e non sappiamo quale variante potrà prendere piede a tal punto da arrivare un giorno a stabilirsi e a circolare nell'uomo. L'H5N1 sembrerebbe la più probabile, però ce ne sono anche altre attenzionate e anche per queste dovranno essere pronti dei vaccini, se necessario. Facciamoci trovare pronti per evitare guai", ammonisce Caruso.

"Oggi controlliamo gli allevamenti di pollame e altri uccelli a rischio aviaria, e provvediamo all'eliminazione di tutti gli esemplari infetti o potenzialmente infetti", ricorda il numero uno dei virologi italiani. Ma come dimostra l'epidemia fra i bovini statunitensi, "l'infezione può stabilizzarsi anche nei mammiferi, in animali su cui i controlli per l'aviaria ancora non vengono effettuati perché non ce n'era la necessità". L'invito è quindi a estendere la sorveglianza, ad altri animali, nonché "agli alimenti che ne derivano così da accertarne la salubrità". Dopo il ritrovamento di frammenti di H5N1 ad alta patogenicità in campioni di latte pastorizzato in commercio Oltreoceano, Caruso tiene a puntualizzare come sia "estremamente improbabile che il contagio possa avvenire attraverso il cibo, specie se parliamo di latte pastorizzato o carne cotta. Ma la sorveglianza è fondamentale - insiste - considerata la circolazione in animali che forniscono latte e carne".

"Ancora prima che ci sia il passaggio della circolazione virale dai mammiferi all'uomo, gli alimenti vanno dunque controllati" nell'ambito di una sorveglianza da rafforzare. Ma per lo specialista "è importantissima d'ora in poi anche la sorveglianza nell'uomo: dobbiamo capire quanto nel mondo l'aviaria sta circolando, anche a livello sub-clinico, con sintomi non significativi". Perché se il virus dovesse infettare in modo consistente gli esseri umani, il pericolo è che si adatti all'uomo fino a trasmettersi un giorno da una persona all'altra. "Non è escluso che il virus possa già cominciare a circolare - osserva Caruso - che da qualche parte del mondo si sia già stabilizzato nell'uomo. Non lo possiamo sapere perché non stiamo facendo sorveglianza, però adesso questa sorveglianza si impone, per evitare di trovarci impreparati a una possibile prossima pandemia".

Riassumendo, esorta il virologo, "dovremmo non solo sorvegliare gli animali, non solo sorvegliare i loro prodotti che vengono commercializzati a fini alimentari, ma anche organizzare un network di controllo della popolazione, anche random, per capire se il virus aviario sta già entrando e circolando in alcune enclavi a livello mondiale, oppure è ancora attesa di adattarsi all'uomo". Quanto infine a oggetti e superfici, "sappiamo che lì il virus non può sopravvivere - rassicura Caruso - Se esposto all'aria, infatti, l'involucro che lo riveste tende a seccare e il patogeno non è più in grado di infettare cellule bersaglio. E' inoltre molto sensibile a saponi e detergenti".

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