Lunedì secondo sciopero medici, a rischio 25mila interventi
Roma, 13 dic. (Adnkronos Salute) - I medici tornano a scioperare. Lunedì 18 dicembre è la seconda giornata di protesta dopo quella del 5 dicembre. Questa volta a incrociare le braccia sono i camici bianchi dei ‘servizi’ di Asl e ospedali: veterinari, anestesisti-rianimatori e specialisti di patologia clinica e dell’area radiologica. La stima dei sindacati di categoria, che oggi a Roma hanno presentato le ragioni dello sciopero, è che il 18 dicembre saranno a rischio 25mila interventi chirurgici. Sempre lunedì alle 11 i sindacati saranno in presidio davanti al ministero della Salute a Roma. "La sanità pubblica sta morendo, il Governo deve intervenire con dei segnali nella legge di bilancio. Il nostro non è uno sciopero temerario ma una legittima e doverosa protesta”, hanno sottolineato l’Aaroi-Emac (sindacato degli anestesisti e rianimatori); il Fassid (radiologi, patologi, psicologi del Ssn e farmacie ospedalieri), Fvm-Federazione veterinari e Cisl Medici.
Nel giorno dello sciopero si prevedono disagi in tutti i servizi ospedalieri e territoriali e nella filiera agro-zootecnica alimentare. “Se la protesta rimarrà inascoltata, la mobilitazione proseguirà", sottolineano le sigle.
“Stavolta daremo un segnale molto più deciso che in qualsiasi altra protesta che abbiamo mai intrapreso, nonostante, per quanto concernei dipendenti pubblici rappresentati dall’Aaroi - precisa Vergallo - nessun medico di turno in pronto soccorso o nel 118, in quanto operante in servizi al 100% essenziali, potrà far sciopero, e parliamo di almeno 12.000 contingentati, quindi poco meno del 10% del totale dei dirigenti, mentre gli anestesisti-rianimatori sono circa 14.000, quindi poco più del 10%, ma almeno il 40% di costoro sarà contingentato – avverte il segretario dell’Aaroi - almeno il 25% sarà fuori servizio per ferie, mentre il 5% circa non sciopererà per la tutela dei pazienti fragili, e quindi meno di 4.200 specialisti saranno da noi chiamati a scioperare. Se tutti questi 4.200 scioperassero, sarebbero 'solo' il 3% del totale dei dirigenti medici e sanitari la cui adesione allo sciopero sarà conteggiata ai fini statistici dalla Funzione pubblica".
Questi i calcoli. "Ma la statistica non inganni - sottolinea Vergallo - a quest’adesione apparentemente minima corrisponderebbe il 100% delle adesioni possibili per la specialità, che basterebbe di per sé a far saltare tutti gli interventi chirurgici ordinari, almeno 25.000 su scala nazionale”.
"Ciascun anestesista-rianimatore assente per sciopero renderà comunque inutile la presenza di almeno altri 7/8 lavoratori, amplificando a valanga gli effetti della nostra protesta, che saranno ancora più imponenti grazie alla concomitante astensione dal lavoro dei dirigenti rappresentati dalle altre 3 sigle, e in aggiunta da tutti i colleghi che ne condividono e ne sostengono le ragioni comuni - osserva Vergallo - Questo sciopero sarà per il 2023 la punta di diamante della raffica coordinata di proteste sindacali che per la sanità sono state organizzate l’una a ridosso delle altre in questi due mesi di novembre e dicembre, come non è mai successo prima. Ma se la Legge di Bilancio non sarà emendata come chiediamo, siamo già pronti per replicarlo a gennaio, raddoppiandone la durata e i disagi".
“Abbiamo più volte ribadito la preziosità del Ssn quale sistema solidale e universalistico a beneficio di tutti, che ha garantito a tutt’oggi livelli assistenziali di grande qualità anche in assenza di sufficienti risorse spesso al limite della sostenibilità per l’intero sistema – afferma Roberta di Turi, coordinatrice nazionale Fassid, la Federazione che rappresenta Aipac (patologi clinici, analisi di laboratorio), Aupi (psicologi pubblici, neuropsichiatrie, igiene mentale), Simet (medicina territorio, igiene e sanità pubblica, vaccinali), Sinafo (farmacisti pubblici ospedalieri e del territorio) e Snr (radiologi) - L’intera filiera assistenziale è stata resa possibile non certo per merito delle risorse stanziate nel tempo (peraltro sempre insufficienti per garantire appieno l’offerta), bensì grazie all’opera paziente e costante di tutti gli operatori sanitari che hanno sempre garantito tempestività e appropriatezza degli interventi anche nei momenti più difficili".
"Questo Governo non è certamente il primo a non riservare la necessaria attenzione al Ssn pubblico, a considerare la sanità pubblica un costo piuttosto che un investimento, ma se si continuerà così inevitabilmente il Ssn sarà costretto a chiudere i battenti molto presto - aggiunge di Turi -La finanziaria in proposta disattende anche il tentativo di valorizzazione del territorio previsto dal Pnrr orientato ad una riconsiderazione del sistema ospedale-centrico. Riteniamo sia giunto il momento di ripensare e porre in essere, un vero grande progetto di rivalutazione e riorganizzazione del Ssn soprattutto con i finanziamenti adeguati a soddisfare la domanda in crescita per l’invecchiamento della popolazione e per la continua e crescente innovazione tecnologica in campo sanitario".
"Dal confronto con l’esecutivo ci aspettavamo risultati più vicini alle necessità del sistema sanitario. Le risposte alle nostre richieste ci sono sembrate insufficienti e in alcune parti lacunose. Per questo motivo, pur continuando a credere nel dialogo, riteniamo che sia giunto il momento di concretizzare la nostra posizione di dissenso, con una scelta che serva innanzitutto a fermare la deriva di un sistema sanitario in cui il dramma della povertà sanitaria si sta facendo sempre più pressante e in cui i fragili, i cronici e gli indifesi chiedono a gran voce di riappropriarsi della loro dignità", conclude Benedetto Magliozzi, segretario generale Cisl medici.