Huawei, ecco studio su digitalizzazione e impatto sui luoghi di lavoro
Roma, 28 set. (Adnkronos/Labitalia) - Huawei ha annunciato la pubblicazione dello studio 'La digitalizzazione e il suo impatto sui luoghi di lavoro' che fornisce i risultati di un'indagine svolta su oltre 13.000 dipendenti in 7 Paesi in tutto il mondo. Si tratta del primo studio internazionale sulla digitalizzazione dei luoghi di lavoro basato sulle esperienze effettive dei dipendenti, anziché su un conteggio arbitrario della tecnologia. "Questo studio evidenzia l'impatto trasformativo della digitalizzazione sulla natura del lavoro in contesti internazionali diversi", ha affermato l'autrice, la dottoressa Anna Schneider, docente presso l'università di Scienze Applicate di Treviri in Germania. "Con la velocizzazione della digitalizzazione, le organizzazioni devono adattare le strategie per utilizzare le competenze che i dipendenti già possiedono e sfruttare le tecnologie più recenti, o rischiano di rimanere indietro", ha continuato.
Dalla ricerca condotta dalla dottoressa Schneider, in collaborazione con YouGov, in Cina, Francia, Germania, Grecia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, sono emersi tre risultati principali. In primo luogo, dallo studio è emerso che sul posto di lavoro le aziende cinesi si affidano maggiormente agli strumenti digitali rispetto a quelle degli altri Paesi esaminati. Un'infrastruttura a banda larga in continuo miglioramento, unita a una popolazione e a imprese che accolgono le nuove tecnologie, spiegano la posizione di vertice delle aziende in Cina nell'ambito dell'indagine.
I crescenti livelli di digitalizzazione nelle imprese stanno creando nuove opportunità per una forza lavoro più agile. Le routine consolidate delle aziende europee limitano ulteriormente l'utilizzo delle tecnologie digitali. L'interazione uomo-macchina (Ium) ne è un esempio particolarmente illustrativo rivelato dall'indagine. La Ium sta diventando sempre più intuitiva grazie all'evoluzione dei touchscreen, dei modelli linguistici di grandi dimensioni e della realtà virtuale/aumentata. Tuttavia, in alcuni Paesi europei, più della metà della Ium si svolge su tastiere fisiche, anche nei posti di lavoro più digitalizzati. Il secondo risultato fondamentale è che un livello più elevato di digitalizzazione nei posti di lavoro stimola uno scambio di conoscenze maggiore del 20% all'interno dell'ambiente di lavoro rispetto ad aziende con un livello inferiore di digitalizzazione.
La disponibilità degli strumenti digitali facilita notevolmente la comunicazione remota e flessibile. Inoltre, gli strumenti digitali avanzati consentono un accesso interno superiore alle conoscenze immagazzinate tramite algoritmi di ricerca intelligenti o applicazioni che simulano le funzionalità dei social network. Per le aziende che le adottano, le nuove interfacce, basate su modelli linguistici di grandi dimensioni, potrebbero accelerare ulteriormente la capacità di accesso e di scambio delle conoscenze. Infine, per il futuro sviluppo e successo della trasformazione digitale, le competenze digitali e i nuovi modi di interagire con i computer saranno due componenti decisivi.
In tutti i Paesi sottoposti all'indagine, l'utilizzo di interfacce avanzate e virtuali sul posto di lavoro è notevolmente inferiore rispetto all'utilizzo privato. I partecipanti prevedono uniformemente che questo divario aumenterà nei prossimi cinque anni. Le imprese incontrano spesso una considerevole inerzia nell'adozione di nuove interfacce, causata dai cicli di vita più lunghi delle apparecchiature professionali e dalla mancanza di risorse per riqualificare i dipendenti.
L'indagine indica che quest'ultimo aspetto possa essere un problema molto meno grave di quanto generalmente sostenuto dalle imprese. Rispetto alle aziende in cui lavorano, i singoli individui sono chiaramente più pronti ad accogliere nuove interfacce, in quanto tendono a essere molto fiduciosi nella propria capacità di utilizzare interfacce basate su tocco, voce e gesti, a prescindere dal grado di digitalizzazione del posto di lavoro. Secondo Huawei, lo studio fa luce sull'urgente necessità di un'azione politica e di investimenti in aree che possano accelerare un aggiornamento completo delle tecnologie digitali utilizzate nelle aziende e garantire che i dividendi digitali siano condivisi in modo inclusivo.