Referendum: Repubblica, divorzio, riforme, 76 anni di sì e no/Adnkronos

Roma, 5 giu. (Adnkronos) - La prima volta fu il 2 giugno del 1946 per scegliere tra Monarchia e Repubblica, l'ultima il 20 settembre del 2020 per confermare la riduzione del numero dei parlamentari. In mezzo tante altre consultazioni, nella stragrande maggioranza dei casi di natura abrogativa, che hanno cambiato la storia politica, economica e sociale del Paese. In totale gli italiani in 76 anni per 21 volte sono stati chiamati alle urne per i referendum, interpellati complessivamente su 73 quesiti, visto che in alcuni casi lo stesso giorno si è votato su più questioni.

Come detto la data d'esordio è il 2 giugno 1946, quando un referendum sancisce il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica. Poi, inserita nella Costituzione la possibilità di referendum abrogativo previsto dall'articolo 75 e attuato con la legge 352 del 1970, trascorrono ventotto anni prima che gli elettori siano nuovamente chiamati ad esprimersi in una consultazione referendaria. Il 12 maggio 1974 gli italiani dicono no all'abrogazione della legge sul divorzio.

  

E dopo quella consultazione, lo strumento referendario diviene una costante nel panorama politico italiano. L'11 giugno 1978 si tratta di rispondere sì o no all'abrogazione della legge Reale e di quella relativa al finanziamento pubblico ai partiti: in entrambi i casi i due provvedimenti escono confermati.

Nuova consultazione il 17 maggio 1981 con cinque quesiti: due riguardano la legge sull'aborto, uno proposto dai Radicali e un altro dal Movimento per la Vita. Agli italiani si chiede inoltre se vogliano l'abrogazione dell'ergastolo e di norme relative al porto d'armi e al fermo di polizia. In tutti i casi vincono i no.

Il 9 giugno 1985 un altro referendum, che rappresenta una prova importante per il Governo, allora presieduto da Bettino Craxi. In ballo l'abrogazione o meno del provvedimento relativo ai tagli della scala mobile: vincono ancora una volta i no, ed è una sconfitta per il Pci che aveva promosso quel referendum.

L'8 novembre 1987 per la prima volta un referendum si conclude con la vittoria dei sì, quando agli italiani vengono proposti cinque quesiti referendari che riguardano tre materie: responsabilità civile dei giudici, possibilità di costruire o meno centrali per la produzione di energia nucleare; commissione inquirente. Le risposte affermative portano all'introduzione della responsabilità civile, all'abrogazione della commissione inquirente e ad un blocco della realizzazione di centrali nucleari.

Il 18 giugno del 1989 invece per la prima volta si svolge un referendum consultivo, contemporaneamente alle elezioni Europee: agli elettori viene chiesto di pronunciarsi sulla possibilità di conferire poteri costituenti al Parlamento europeo. I sì prevalgono a grande maggioranza.

Un inedito anche il tre giugno 1990, quando in occasione di un referendum sulla caccia e di due sull'uso dei pesticidi per la prima volta non si raggiunge il quorum della maggioranza assoluta dei votanti sugli aventi diritto, richiesto per la validità della consultazione.

Il 9 giugno '91 scocca l'ora del primo referendum Segni. Esiste ancora il sistema proporzionale e il quesito, in caso di vittoria dei sì, prevede come conseguenza l'introduzione della preferenza unica. Bettino Craxi invita gli italiani ad andare al mare, ma il suo appello non viene accolto dalla maggioranza degli italiani e vincono i sì.

Referendum sempre più frequenti e sempre più numerosi. Otto quesiti il 18 aprile 1993: si va dall'abrogazione della legge sul finanziamento ai partiti all'abolizione di alcuni ministeri, passando per la disciplina dell'uso di sostanze stupefacenti, la competenza delle Usl in materia di tutela dell'ambiente e questioni relative alle Casse di risparmio. Ma è soprattutto il giorno del secondo referendum Segni, che interviene sulla legge elettorale del Senato e con la vittoria dei sì porta all'introduzione del sistema maggioritario.

Un'altra pioggia di referendum l'11 giugno 1995. Dodici le schede consegnate ai cittadini che entrano nella cabina elettorale. Il quorum si raggiunge a fatica e sorride soprattutto Silvio Berlusconi per la vittoria dei no all'abrogazione di alcune disposizione della legge Mammì sull'emittenza, che resta così invariata.

Poi, sette referendum il 15 giugno 1997, tra cui uno che chiede l'abrogazione dell'Ordine dei giornalisti. Stavolta gli italiani vanno al mare, il quorum non viene raggiunto e la consultazione va a vuoto.

Come il 18 aprile del 1999, quando gli elettori vengono chiamati a pronunciarsi sull'abolizione della quota proporzionale o meno dalla legge elettorale per l'elezione della Camera dei deputati. Stessa sorte per sette referendum il 21 maggio del 2000, alcuni dei quali intervengono in materia di giustizia ed in particolare sul sistema elettorale del Csm.

Il 7 ottobre del 2001 per la prima volta si vota per un referendum costituzionale, quando gli italiani confermano la riforma del titolo quinto della Costituzione in materia di federalismo approvata dal centrosinistra.

Si torna a quesiti abrogativi e non si supera il quorum il 15 giugno del 2003, quando uno dei due testi che vengono sottoposti agli elettori punta ad estendere l'applicazione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori anche alle piccole imprese.

L'astensione diventa una costante tanto da trasformarsi in vero e proprio strumento di lotta politica per far fallire la consultazione piuttosto che schierarsi a favore del sì o del no. É il caso dei quattro referendum sulla fecondazione assistita del 12 giugno 2005 che finiscono in un nulla di fatto.

Il 25 giugno del 2006 secondo referendum su una riforma costituzionale e gli italiani bocciano la devolution approvata dal centrodestra. Ancora un fallimento per tre quesiti di natura elettorale il 21 giugno 2009. Torna il quorum il 12 giugno 2011, quando vincono i sì su quattro testi relativi all'acqua pubblica, all'abrogazione di norme sul nucleare e di disposizioni relative alla possibilità di legittimo impedimento per presidente del Consiglio e ministri.

Fallisce invece il 17 aprile del 2016 la consultazioni che intende abolire le norme sulle trivellazioni in mare per l'estrazione di idrocarburi. È l'ultimo referendum abrogativo, che precede i due costituzionali del 4 dicembre 2016 e del 20 settembre 2020, che sanciscono, rispettivamente, il no alla riforma Renzi e il sì alla riduzione del numero dei parlamentari. (di Sergio Amici)