Csm: pm Storari chiarisce, con Davigo seguito la legge e niente danni alle indagini
Milano, 8 mag. (Adnkronos) - Non un gesto sconsiderato, nessuna voglia di individualismo o di rivalsa, il pm Paolo Storari chiarisce la sua posizione davanti ai magistrati capitolini che indagano sulla rivelazione di segreto d'ufficio per aver consegnato all'allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo dei verbali secretati dell'avvocato Piero Amara in cui svela la presunta 'loggia Ungheria'. Il suo sarebbe stato l'unico atto possibile, dopo vari tentativi di ottenere risposte e chiarimenti dal procuratore Francesco Greco, nel rispetto della procedura e senza danneggiare la delicata indagine che coinvolge nomi illustri, anche tra di magistrati.
Storari non avrebbe negato la consegna a Milano di copie word, non firmate, di quelle rivelazioni ma solo dopo essersi accertato che fosse lecito consegnarle a un consigliere del Consiglio superiore della magistratura per denunciare un presunto ritardo nell'iscrizione del registro degli indagati d'ostacolo per svolgere atti di indagine. Il punto non sarebbe la credibilità o meno di Amara, già noto per altre inchieste, ma la necessità di verificare quelle affermazioni in modo tempestivo. Le modalità scelte, in conformità con le regole, sarebbero state una cautela necessaria a non danneggiare verifiche rapide su persone che occupano posti istituzionali importanti.
Le dichiarazioni rese dall'ex avvocato esterno dell'Eni al procuratore aggiunto Laura Pedio e al pm Storari iniziano nel dicembre 2019, l'iscrizione di Amara per l'ipotesi di associazione segreta avviene mesi dopo (9 maggio 2020), una presunta inerzia che 'costringe' Storari - legittimamente a suo dire - a rivolgersi al Csm nella persona di Davigo a cui consegna i verbali tra marzo e aprile 2020, in pieno lockdown. Con Storari che avrebbe confermato lo scambio a Milano, l'inchiesta sulla rivelazione di segreto d'ufficio potrebbe passare a Brescia. Non è un caso che la prossima settimana, forse già martedì, è in programma una riunione tra le procure di Roma e Brescia - titolare delle questioni che riguardano i magistrati milanesi - per discutere il caso.