Depistaggio Borsellino: poliziotto, 'così scoprimmo il furto della 126 usata per la strage'
Caltanissetta, 23 apr. (Adnkronos) - "Erano le 23.14 del 30 luglio del 1992, appena undici giorni dopo la strage di Via D'Amelio, ed ero in sala ascolto intercettazioni, quando ho sentito due donne che parlavano al telefono. Una delle due, Pietrina Valenti, parlava della sua auto, una 126 che era stata rubata pochi giorni prima e disse che in Via D'Amelio poteva esserci proprio la sua auto". Ecco come i poliziotti che indagavano sull'attentato al giudice Paolo Borsellino e ai cinque agenti di scorta scoprirono a chi apparteneva l'utilitaria usata per uccidere il magistrato e gli uomini della scorta. A raccontarlo, in aula, al processo sul depistaggio sulle indagini della strage del 19 luglio 1992, è il poliziotto Francesco Li Voti che faceva parte del gruppo investigativo 'Falcone e Borsellino'.
"C'è una trascrizione di due donne e una delle due fece riferimento alla macchina", racconta il poliziotto rispondendo alle domande dell'avvocato Giuseppe Panepinto, che difende l'imputato Mario Bo, alla sbarra con altri due colleghi, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. "Le due stavano guardando un tg e una delle due disse 'lì c'era la mia macchina, una persona mi ha detto che può essere stata rubata". E' noto che da un'intercettazione telefonica sull'utenza in uso a Pietrina Valenti gli inquirenti trassero lo spunto per rivolgere le loro attenzioni su Salvatore Candura come autore del "furto dell'auto".