Depressione da coronavirus: come ritrovare il benessere psicologico
(Pescara, 15 marzo 2021) -
Tra i molti effetti negativi determinati dalla pandemia da coronavirus, dobbiamo necessariamente considerare le ripercussioni psicologiche che le restrizioni e il distanziamento sociale hanno causato. La paura del contagio da una parte, e l’impossibilità di avere contatti normali con le persone dall’altra, hanno accresciuto in misura considerevole la manifestazione di disturbi di ansia e lo sviluppo di veri e propri stati depressivi. Ne abbiamo parlato con la psicologa e psicoterapeuta Maria Vittoria Montano.
La depressione è un’altra conseguenza della situazione di emergenza sanitaria?
Di certo la crescita dei disturbi psichici è un aspetto che non può essere sottovalutato e che, anzi, suscita forti preoccupazioni, in modo particolare per le categorie sociali che sono a rischio di esclusione. La causa non è solo da ricercare nella compromissione dei rapporti sociali, ma anche nella situazione di instabilità economica. Ecco, quindi, che il rischio di depressione diventa una vera e propria minaccia, pericolosa come il contagio da coronavirus anche perché più silenziosa.
Che cosa si può fare, allora, per migliorare il proprio benessere dal punto di vista psicologico?
Il primo consiglio è quello di cercare di mantenere il più possibile la connessione con le altre persone, pur rispettando le misure restrittive previste dalle norme. È fondamentale conservare la propria socialità, ricordando come le relazioni abbiano un effetto positivo sulla nostra dimensione affettiva, ancora più che in condizioni normali. Inoltre, vale la pena focalizzarsi sugli aspetti positivi, anche in una situazione come quella attuale in cui non sembrano essercene. Si tratta, come si suol dire, di provare a vedere il bicchiere mezzo pieno. Tutto dipende dall’approccio che si ha nei confronti della vita quotidiana e dal modo in cui si guarda la realtà: la qualità dei pensieri ne risulta condizionata e può aiutare a contrastare e a gestire gli stati di ansia e gli stati depressivi.
Anche la dieta svolge un ruolo da questo punto di vista?
Di sicuro giova alla nostra salute seguire un piano alimentare corretto ed equilibrato. È noto, infatti, come una dieta sana favorisca il buon umore, in quanto in diversi alimenti sono presenti sostanze che aiutano a regolare lo stress e soprattutto favoriscono la crescita dei livelli di serotonina. Tra questi ci sono il pesce con un alto contenuto di omega 3, le uova e la cioccolata. Per rilassare sia il corpo che la mente, inoltre, è utile consumare i decotti e le tisane, a maggior ragione nel caso in cui contengano quantità elevate di oli essenziali.
Quali altri accorgimenti sono da prendere in considerazione?
Appare chiaro che tutta questa situazione di emergenza sanitaria può essere fonte di grande
È come se la pandemia avesse fatto emergere una situazione che in realtà esisteva già.
Purtroppo nelle aziende sanitarie pubbliche i servizi di psicologia non sono adeguati alle necessità, proprio a causa della carenza di personale. Di conseguenza, non può essere garantito il mandato indicato dai Livelli Essenziali di Assistenza. Allo stato attuale, è indispensabile tenere conto della salute mentale dei cittadini, che dal lockdown dello scorso anno è peggiorata, e al tempo stesso occorre investire maggiori risorse per assumere nuovi psicologi. Un appello in tal senso è stato lanciato anche dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e da numerose società scientifiche del settore psicologico. È stata avanzata anche l’ipotesi di lanciare dei voucher psicologici, vale a dire dei pacchetti di colloqui a disposizione delle persone e delle famiglie che sono entrate in contatto con il Covid. Una soluzione simile era già stata suggerita questa estate dalla task force di Vittorio Colao.
Perché si avverte questa esigenza?
Il fatto è che le risorse pubbliche a disposizione per la cura della salute psicologica degli italiani non sono state aumentate da quando la pandemia è entrata a far parte delle nostre vite. Eppure, attraverso il numero verde di sostegno psicologico che è stato avviato con la collaborazione gratuita degli psicologi dalla Protezione Civile e dal Ministero della Salute ci si è potuti rendere conto di come da parte degli italiani vi sia una richiesta di aiuto molto forte. Basti pensare che solo tra la fine di aprile e la fine di giugno ci sono state 60mila richieste di aiuto, e in un caso su tre c’è stato bisogno di un approfondimento articolato in più colloqui.
Perché gli italiani si sono avvalsi di questo servizio?
Le ragioni più comuni avevano a che fare con stati depressivi e di ansia manifestatisi durante ilperiodo del lockdown, ma anche con condizioni di perdita e relativa elaborazione dei lutto. Ecco perché non si può più aspettare per soddisfare il bisogno di assistenza psicologica, anche se nel nostro Paese in questo momento si è costretti a fare i conti con liste di attesa che non è esagerato definire proibitive. Basti pensare che può essere necessario attendere fino a sei mesi solo per il primo colloquio, e se si tratta di un minore di 18 anni perfino nove mesi. Ovviamente, chi ne ha la possibilità si rifugia nel privato, con terapie a pagamento; ma chi non se lo può permettere fa a meno delsostegno psicologico, con il rischio di cronicizzare la sua problematica e la relativa sintomatologia.
Quali sono i malesseri che sono stati scatenati dalla pandemia?
Occorre precisare che in molti casi si trattava di disagi che erano già presenti in modo latente e che poi la situazione di crisi sanitaria ha fatto emergere. Si spazia dai comportamenti autolesionistici all’aumento della conflittualità, senza dimenticare i tentativi di suicidio e i casi di depressione dovuti alla perdita del lavoro improvvisa. La tristezza, la paura per il futuro e l’ansia per ciò che potrebbe accadere finiscono per esasperare le ossessioni. Si è registrato anche un incremento dei disturbi di personalità e dei disordini alimentari. E i bambini non sono esenti da tali conseguenze: l’isolamento che hanno vissuto è stato considerato, a volte, come un rifiuto da parte della scuola. Una sensazionedi abbandono è stata sperimentata anche dai ragazzi più grandi, intenzionati a integrarsi con i propri coetanei.
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