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Buon Paradiso Luigino e Lele, ma quaggiù ci lascerete più soli

Franco Bechis
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Sono volati in cielo in due nello stesso giorno. Luigi Amicone, giornalista, scrittore, una passionaccia per la politica che lo ha portato fino a un mese fa anche a sedere nel consiglio comunale di Milano. E Raffaele Tiscar, che dalla stessa passione per la politica è partito fin dall'università per diventare consigliere comunale e assessore a Firenze, poi deputato dell'ultima Dc che si stava trasformando in partito popolare, per diventare dirigente pubblico e manager fra i più apprezzati di questi anni. Luigino e Lele, così erano per gli amici, avevano in comune l'età- appena 65 anni- e gran parte della loro storia, iniziata a km di distanza (uno a Milano l'altro a Firenze) nella facoltà di scienze Politiche, e l'origine di una grande passione: monsignor Luigi Giussani, e il Movimento di Comunione e Liberazione che con loro aveva intrapreso e vissuto.

Ora entrambi hanno in comune anche il dies Natalis, il giorno dell'arrivo in quel Paradiso dove è pronto ad abbracciarli don Giussani, il Gius come lo chiamavano loro. Fatico a scriverne perché di entrambi ero amico anche se la lontananza e questi tempi scuri avevano diradato l'occasione di incontro. Avevo sentito Luigino qualche settimana fa: si era ripresentato per il consiglio comunale di Milano e mi aveva inviato il suo bel santino sorridente e una preghiera scritta a modo suo: “Franco, impossibile che tu non conosca torme di milanesi imbruttiti. Mi aiuti a farli votare bene?”. Con Lele ci siamo visti e parlati spesso quando era a Roma, chiamato da Matteo Renzi a Palazzo Chigi per fare il vice segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri per occuparsi di quella che è sempre stata grande sua competenza: le telecomunicazioni. Forse non il momento suo più felice per il brusco impatto con la gabbia della burocrazia romana, come ricordo dalle lunghe passeggiate fatte insieme. Ma Roma gli piaceva e lo sapeva incantare anche per altro. Era tornato a vivere a Nord, a Como, per tuffarsi di una delle più belle opere di carità nate dal carisma di don Giussani, quell'Associazione Cometa che nacque mettendo insieme decine di famiglie affidatarie per crescere insieme quei bambini e che come ogni bene è poi tracimato ben oltre i suoi confini iniziali.

E' il cuore che ha unito questi due grandi italiani divenuti personaggi pubblici, e il cuore li ha portati lassù, Amicone è volato via nella notte per un infarto, Tiscar era al suo ultimo viaggio in sella all'inseparabile motocicletta gialla su cui si curvava con il suo fisico lungo lungo ma asciutto. Mancheranno tanto, e non solo alle loro mogli Annalena e Paola, e alla generosa stirpe che hanno generato (Luigino aveva sei figli), ma a chiunque li abbia conosciuti o abbia perduto l'occasione straordinaria di farlo. Luigino aveva tanti mestieri che mai l'hanno domato, ma grazie alla grande capacità di scrittura ha lasciato l'occasione di incontrarlo ancora: articoli lucidi, commoventi, tracimanti amore per la vita e per questo mondo che ancora si possono trovare nella collezione di quel “Tempi” che aveva fondato restandone poi padre nobile e guida. Ma anche libri bellissimi, dove l'intelligenza non comune e la passione esplodevano contagiando inevitabilmente il lettore. Il primo mi ha accompagnato a lungo da ragazzo, e glielo pubblicò Giovanni Testori nella collana della Bur che allora dirigeva: “Nel nome del niente. Dal '68 all'80, ovvero come si uccide la speranza”. Si chiude così: “Nulla potrà separarci dal tuo amore, o Cristo! La Tua Presenza è evidente. Non c'è altra ragione”. E sarà sicuramente iniziato così il nuovo primo giorno di Tiscar e Amicone: quell' Amore che non poteva separare in terra, li ha accolti già lassù.

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