Il capellone del corteo di Bologna
Partigiano, no vax e anti-Segre, con le categorie del '900 le sbagliamo tutte
Gian Marco Capitani, il ragazzone dai capelli lunghi che il 15 ottobre ha scandalizzato tutti con le sue parole contro la senatrice a vita Liliana Segre, si è preso del fascista dall'Anpi e da Pippo Civati, del nazista da tutti i social, e insulti anche da gran parte di intellettuali e politici. Poi qualche giorno dopo si è scoperto che aveva partecipato a Bologna alle manifestazioni per la festa della Liberazione il 25 aprile, ed è diventato per il fronte opposto il “razzista rosso”. Sbagliata l'una, ma sbagliata (meno) pure l'altra. Non c'è dubbio che Capitani l'abbia fatta fuori dal vaso con la Segre, tanto è che lo ha riconosciuto lui stesso chiedendo scusa per le parole improprie. Ma se uno sentiva il comizio il senso del suo discorso mal pronunciato si capiva: contestava il silenzio della Segre, non in quanto senatrice a vita, ma in quanto presidente della commissione contro le discriminazioni, sulla emarginazione a cui- a suo dire- sarebbe relegato chi non vuole farsi il vaccino esercitando una libera scelta che lo Stato italiano consente, non avendo messo l'obbligo. Si può essere d'accordo o meno, ma non ha detto una cosa terribile. Per altro Capitani era già leader ben prima del Covid della associazione Libera Scelta che contestava l'obbligo vaccinale disposto da Matteo Renzi e Beatrice Lorenzin per i bambini. Quella è la sua attività politica. Imbevuta senza dubbio di cultura e retorica di sinistra, essendo cresciuto in Emilia Romagna. Basta vedere questi tre video per capire.
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Nel primo ricorda che le sue maestre di scuola sfilavano in corteo col pugno chiuso per chiedere libertà, e vorrebbe lo facessero anche oggi. E' un video del 25 aprile in cui Capitani brandisce fra le mani il “Diario di Anna Frank” comprato quando aveva 5 anni, entusiasta per il messaggio contenuto, buono anche per chiedere libertà ora. Il secondo è di un mese più tardi, davanti al sacrario dei partigiani a Bologna: loro sono morti per la libertà, sono un suo punto di riferimento, e chiede libertà anche nell'oggi. Il terzo è a Roma, alla manifestazione no vax del 25 settembre scorso. Lì Capitani arringa la folla incitandola a cantare “El Pueblo unido jamàs serà vencido”, il canto popolare di rivolta cilena al regime di Pinochet. Non nasconde l'origine di quel testo, anzi la spiega e dice che è “contro una dittatura fascista”, ed è attualissimo. Come vedete il ragazzone dai capelli lunghi no vax e anti-Segre di Bologna tutto è salvo un nazista o un fascista. Ma non è nemmeno un “rosso” come vorrebbe l'altra parte. E' nato in terra in cui anche le pietre sono indottrinate di “rosso”. Ma è nato dopo, come la maggiore parte degli italiani di oggi. Abbiamo una classe dirigente e politica che per avere dividendi impossibili da ottenere da un paio di mesi brandisce strumentalmente le spade del fascismo/antifascismo. Ma non hanno più senso alcuno in Italia, salvo per qualche sparuto gruppo di nostalgici incapace di guardare la realtà. Con le categorie novecentesche sfugge totalmente il mondo di oggi, e infatti sta divorziando sempre più dalle sue elite. Portate pure a casa le vostre piccole vittorie elettorali e celebratene un trionfo di Pirro: vi state tutti chiudendo in un mondo che è fuori dal mondo reale. Che è quello che non spende più nemmeno la fatica di quattro passi per andare al seggio a pescare nel mazzo qualcuno di questi signori fuori dal tempo. Attenzione, perché il mondo reale è molto più grande dell'altro. E ai margini non resterà a lungo...