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Partigiano, no vax e anti-Segre, con le categorie del '900 le sbagliamo tutte

Franco Bechis
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Gian Marco Capitani, il ragazzone dai capelli lunghi che il 15 ottobre ha scandalizzato tutti con le sue parole contro la senatrice a vita Liliana Segre, si è preso del fascista dall'Anpi e da Pippo Civati, del nazista da tutti i social, e insulti anche da gran parte di intellettuali e politici. Poi qualche giorno dopo si è scoperto che aveva partecipato a Bologna alle manifestazioni per la festa della Liberazione il 25 aprile, ed è diventato per il fronte opposto il “razzista rosso”. Sbagliata l'una, ma sbagliata (meno) pure l'altra. Non c'è dubbio che Capitani l'abbia fatta fuori dal vaso con la Segre, tanto è che lo ha riconosciuto lui stesso chiedendo scusa per le parole improprie. Ma se uno sentiva il comizio il senso del suo discorso mal pronunciato si capiva: contestava il silenzio della Segre, non in quanto senatrice a vita, ma in quanto presidente della commissione contro le discriminazioni, sulla emarginazione a cui- a suo dire- sarebbe relegato chi non vuole farsi il vaccino esercitando una libera scelta che lo Stato italiano consente, non avendo messo l'obbligo. Si può essere d'accordo o meno, ma non ha detto una cosa terribile. Per altro Capitani era già leader ben prima del Covid della associazione Libera Scelta che contestava l'obbligo vaccinale disposto da Matteo Renzi e Beatrice Lorenzin per i bambini. Quella è la sua attività politica. Imbevuta senza dubbio di cultura e retorica di sinistra, essendo cresciuto in Emilia Romagna. Basta vedere questi tre video per capire.

 

 

 

 

 

Nel primo ricorda che le sue maestre di scuola sfilavano in corteo col pugno chiuso per chiedere libertà, e vorrebbe lo facessero anche oggi. E' un video del 25 aprile in cui Capitani brandisce fra le mani il “Diario di Anna Frank” comprato quando aveva 5 anni, entusiasta per il messaggio contenuto, buono anche per chiedere libertà ora. Il secondo è di un mese più tardi, davanti al sacrario dei partigiani a Bologna: loro sono morti per la libertà, sono un suo punto di riferimento, e chiede libertà anche nell'oggi. Il terzo è a Roma, alla manifestazione no vax del 25 settembre scorso. Lì Capitani arringa la folla incitandola a cantare “El Pueblo unido jamàs serà vencido”, il canto popolare di rivolta cilena al regime di Pinochet. Non nasconde l'origine di quel testo, anzi la spiega e dice che è “contro una dittatura fascista”, ed è attualissimo. Come vedete il ragazzone dai capelli lunghi no vax e anti-Segre di Bologna tutto è salvo un nazista o un fascista. Ma non è nemmeno un “rosso” come vorrebbe l'altra parte. E' nato in terra in cui anche le pietre sono indottrinate di “rosso”. Ma è nato dopo, come la maggiore parte degli italiani di oggi. Abbiamo una classe dirigente e politica che per avere dividendi impossibili da ottenere da un paio di mesi brandisce strumentalmente le spade del fascismo/antifascismo. Ma non hanno più senso alcuno in Italia, salvo per qualche sparuto gruppo di nostalgici incapace di guardare la realtà. Con le categorie novecentesche sfugge totalmente il mondo di oggi, e infatti sta divorziando sempre più dalle sue elite. Portate pure a casa le vostre piccole vittorie elettorali e celebratene un trionfo di Pirro: vi state tutti chiudendo in un mondo che è fuori dal mondo reale. Che è quello che non spende più nemmeno la fatica di quattro passi per andare al seggio a pescare nel mazzo qualcuno di questi signori fuori dal tempo. Attenzione, perché il mondo reale è molto più grande dell'altro. E ai margini non resterà a lungo...

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