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Conte ha riportato Salvini dal M5s

A sentire i collaboratori più diretti, mai come nell'ultima settimana Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono stati vicini davvero al punto di rottura per i contrasti in sè sul caso Tav accompagnati anche da qualche parola di troppo vicendevole che ha ricordato le ore difficili della manina sul decreto fiscale. La caduta del governo è stata sventata dal premier Giuseppe Conte, grazie a quella soluzione sui bandi/avvisi che sarà pure una supercazzola dal punto di vista sostanziale, ma offre il risultato politico non secondario di rinviare la decisione sull'alta velocità a dopo le elezioni regionali in Piemonte, consentendo (in maniera un po' truffaldina) alla Lega di fare una campagna sì Tav e al M5s di fare una campagna no Tav. Saltato questo ostacolo immediato non mancheranno contrasti e turbolenze fra i due soci del contratto di governo, ma non ci saranno più rischi dopo le europee. Entrambi dovranno fare la manovra economica per il 2020, e sanno che a quella alleanza non c'è alternativa possibile. Anzi, la sola alternativa sarebbe quella in mano a Salvini: mettersi a capo del centrodestra. Ma proprio queste ore hanno dimostrato che il leader della Lega di fronte al bivio preferisce comunque continuare con Di Maio piuttosto che andare a riabbracciare Silvio Berlusconi. Per quanto differenti, Lega e M5s sono in questo momento ancora le due forze politiche più affini e compatibili. Quindi andranno avanti così almeno ancora un anno. E probabilmente di più.

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