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Mandiamo Guy il belga a quel paese

Per come l'hanno raccontata in molti l'aggressivo intervento del leader politico belga Guy Verhofstadt sembrava avere come solo obiettivo il povero premier italiano Giuseppe Conte, definito "burattino" nelle mani di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. In realtà si è trattato di un attacco feroce all'Italia degli ultimi 20 anni, che coinvolge quindi Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Insomma, un attacco all'Italia intera di volgarità inusitata. Per altro proveniente da un politico che è stato premier belga per 9 anni dal 1999 al 2008 e ha inanellato un insuccesso dietro l'altro,. lasciando più povero il suo paese, con una inflazione galoppante, il Pil arrancante e la bilancia dei pagamenti finita in disavanzo. Verrebbe da dire: "Da che pulpito!". Ma fosse per le banalità del signor Guy, basterebbe mandarlo a quel paese. Quella forza politica a cui appartiene però sorregge l'attuale governo belga e l'attuale premier non ha affatto preso le distanze dall'intervento. Ci sarebbero tutte le ragioni per chiedere magari con una mozione parlamentare firmata da tutti i gruppi politici italiani al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi di richiamare in patria il nostro ambasciatore a Bruxelles per chiarimenti.

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