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Di Maio non può mollare Salvini così: si faccia indagare con tutti i ministri

L'unica soluzione che non ha senso ed è anche un po' furbetta sul caso Diciotti-tribunale dei ministri è quella ipotizzata in tv da Luigi Di Maio, che ha detto che M5s voterà autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini e che però poi lui stesso andrà a testimoniare a suo favore al processo. La scelta è sbagliata, perché in quel caso la decisione fu collettiva e le decisioni di Salvini furono le stesse di Di Maio, di Giuseppe Conte, di Danilo Toninelli e di Alfonso Bonafede. Quindi non si capisce perché debba andare a processo il leghista e non tutti gli altri che condivisero le scelte. E l'idea di Di Maio di andare a dirlo come teste al processo Salvini è inattuabile: se lui lì dicesse di avere condiviso insieme al governo tutti gli ordini di Salvini, il presidente della corte lo fermerebbe, gli chiederebbe di farsi assistere da un avvocato e lo indagherebbe. La politica bisogna farla seriamente, e due sole sono le soluzioni. La prima è quella di votare no alla richiesta di autorizzazione a procedere per Salvini, ritenendo la vicenda Diciotti un atto politico compiuto dall'intero governo. La seconda è quella di non votare affatto, ma di andare davanti al tribunale dei ministri ad autodenunciarsi insieme a tutti gli atri componenti del governo. La richiesta di autorizzazione a procedere andrebbe quindi ritirata e ripresentata rivolta a Salvini, Di Maio, Conte, Toninelli e tutti gli altri.

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