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Il decreto Carige aiuta con soldi pubblici anche i grandi azionisti

Dedico il ritorno de L'Abitacolo (in versione Abitacolino, visto che è girato dentro un quadriciclo elettrico) alla vicenda del decreto banche di Giuseppe Conte. Per spiegare mentre si passa sul lungotevere di Roma uguaglianze e differenze tra il salva-Carige e gli interventi compiuti su Banca Etruria & c dal governo di Matteo Renzi e su Mps e banche venete dal governo di Paolo Gentiloni. Il nuovo intervento non c'entra nulla con quello di Renzi ma è preaticamente la fotocopia di quello di Gentiloni. Non ci sono questa volta padri di ministri coinvolti (come fu con Maria Elena Boschi), nè banche di partito (come fu nella sua storia Mps). Ma è un a mezza bugia dire che per la Cassa di Genova si salvano solo i risparmi della povera gente e solo a condizione che la banca diventi statale. Non è così: il decreto Conte prevede due tipi di interventi. Il primo, che avviene subito, comporta una garanzia statale sui titoli di nuova emissione da parte di Carige. Lo stato mette sul piatto 3 miliardi di euro teorici (pagherà solo se la banca andrà male), e serve a rafforzare il patrimonio a vantaggio di tutti gli azionisti. Quelli piccoli, ma anche quelli grandi e grandissimi che hanno gestito la banca in modo non  esemplare in questi anni. La banca con quei 3 miliardi resta però privata. Solo se questo primo intervento non basterà lo Stato entrerà nel capitale mettendo altri 1,3 miliardi e allora Carige diventerà pubblica ma non per sempre: la Ue chiederà un periodo di tempo massimo (3-5 anni) entro cui il Tesoro dovrà ricedere ai privati quei titoli. Ma è giusto fare interventi così? Mica tanto. Perché un conto è rimborsare i risparmi cancellati a chi è stato truffato dalla propria banca che ha venduto e addirittura obbligato a comprare obbligazioni e titoli per concedere un mutuo o un finanziamento. Ben altro conto è invece chi ha acquistato in borsa liberamente titoli Carige su cui sperava di guadagnare molto e invece ha perso tutto. E' come avere fatto una puntata all'ippodromo sulla corsa del cavallo che pensavi purosangue e invece si è rivelato un ronzino. O avere giocato alle slot machine. Perché mai lo Stato dovrebbe usare i soldi delle tasse di tutti i contribuenti che mai riuscirebbero a mettere da parte risparmi per aiutare chi ha sbagliato quella puntata? A me quel decreto non piace soprattutto per questo. Franco Bechis

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