la vittoria di mahmood

Mea culpa di Baglioni: Sanremo popolare solo con il televoto

Davide Di Santo

Un "ribaltone". Solo così si può definire il risultato finale del 69° Festival di Sanremo. Ogni anno si parla di quanto differiscano fra loro i voti del pubblico a casa da quelli della sala stampa e della giuria di onore o di esperti che dir si voglia. Ma mai come in questo caso i social insorgono, ritenendo ingiusta l’inversione della decisione del pubblico sovrano. Già, perché Mahmood, trionfatore finale, per il televoto era solo terzo con il 14,1%, mentre il vincitore sarebbe stato Ultimo con il 46,5%. Praticamente quattro volte di più. Cosa che il giovanissimo cantautore non manca di far notare, dopo l’evidente nervosismo già mostrato in nottata incontrando i giornalisti. "La gente è la mia vittoria. Da casa eravamo il quadruplo rispetto agli altri. Dalla parte vostra per sempre. Ci vediamo al tour e allo Stadio Olimpico", scrive su Twitter per poi cancellare il post. Rabbia e risentimento a parte, vero è che sala stampa e giuria d’onore, votando compatte per Mahmood, hanno decretato la sua vittoria. E hanno praticamente annullato i desiderata del pubblico da casa che è insorto sui social network, parlando di annullamento della democrazia (festivaliera, si intende). Un problema che anche il direttore artistico del Festival, Claudio Baglioni, ha ben presente. Tanto che è lui stesso, durante la conferenza stampa conclusiva della kermesse, a sollevarlo per il futuro. Che sia lui oppure no a guidare il prossimo Festival, sa però che certamente il meccanismo va modificato, aggiustato. "O l’esito della gara diventa di nuovo deciso da giurie ristrette di addetti ai lavori, o questa mescolanza rischia di essere discutibile", spiega, aggiungendo che "se il Festival volesse essere una manifestazione popolare potrebbe anche essere gestita solo dal televoto". Intanto, però, questa volta è andata così. Mahmood nel giro di un mese è passato dall’essere uno dei tanti concorrenti di Sanremo Giovani a sbaragliare, assolutamente a sorpresa, tutta la concorrenza. Da illustri colleghi con carriere decennali (vedi Loredana Bertè), a giovani talenti amatissimi dal pubblico (vedi Ultimo e Irama). La sua è una favola, lo dice anche Baglioni, "da zero a tutta". E non è il caso di tirare in ballo il tema delle migrazioni a causa delle origini italo-egiziane del 25enne: "È un ragazzo italiano, non credo il trattino sia appropriato in questo caso". Baglioni verso il tris? È il leit motiv di questo Festival di Sanremo, ancor prima che iniziasse. Baglioni ter, sì o no? Se inizialmente sembrava che l’ostacolo potesse essere la polemica nata a gennaio, nel corso dei giorni l’affare migranti si è smontato e appare l’ultimo dei problemi. Anzi, l’ipotesi di un tris si affaccia prepotentemente. E le risposte dei diretti interessati lasciano ampio margine alle speranze. La direttrice di Rai1, Teresa De Santis, passa la palla al "dirottatore artistico": "Dipende molto da lui, di quello che ha voglia di fare. Io lo conoscevo come artista, questa settimana durissima mi ha fatto apprezzare in maniera enorme il suo perfezionismo, la sua attenzione, la lucidità e la bravura". La replica del Claudio nazionale è nebulosa: non dice né sì né no, ma qualche indicazione la dà. Secondo Baglioni, "di lavoro da fare ce ne sarebbe, e mi piacerebbe anche farlo". Cosa? Quei piccoli dettagli e aggiustamenti di cui si parla da tutta la settimana. Per esempio la possibilità di ridurre i brani in gara: anche il direttore artistico si è accorto che 24 sono troppi, allungano eccessivamente la durata delle serate e forse fanno sì che qualcosa si perda. E poi le modalità di voto, che nella finale hanno creato non poche polemiche. Quello che, invece, vede di buono nell’ultima annata è la creazione di Sanremo giovani, che gli piacerebbe mantenere. Insomma, di materiale su cui riflettere ce n’è: "È faticoso, ma mio padre diceva: ’Fai sto lavoro che è sempre meglio di lavorare'». Però, c’è un però. Intanto, "certe volte il troppo stroppia, anche se è bello". E poi, ora Claudio ha una necessità: "Ora ho tanto bisogno di qualche settimana di ombra, prima di riaccendere i riflettori quando tornerò al mio percorso individuale". Per adesso, quindi, Baglioni non ha idea di quel che farà. Gli ascolti e la raccolta pubblicitaria record indicano la rotta, e se la 70esima edizione del Festival non avrà lui dietro le quinte, per chi arriverà, per dirla alla maniera del direttore artistico, "saranno cavoli suoi".