La questione della casa
Renzi lasci la politica e riavrà la sua privacy
Un leader politico, ex capo del governo e parlamentare non ha alcun diritto di protezione del privato. E' una condizione che è chiara in tutte le democrazie nel mondo, ma si fa sempre finta di non saperlo e non capirlo in Italia. Così ci sono schiere di leoni da tastiera di Italia viva indignate per quella che Matteo Renzi chiama "violazione della sua privacy" sulla storia dell'acquisto della villa in cui abita. I leoncini renziani se la sono presa con Corrado Formigli, reo di avere fatto domande sulla villa del loro capo, punito perciò con la pubblicazione di foto e particolari dell'attico in cui vive nel quartiere romano di Prati. Formigli si è lamentato con Renzi della violazione della sua privacy ad opera di esponenti di Italia Viva, e Renzi gli ha dato ragione mettendo però sullo stesso piano le due vicende. Che invece sullo stesso piano non stanno per nulla. Se per Renzi fosse stata così importante la privacy sua e della sua famiglia, avrebbe dovuto non candidarsi più in parlamento e non fare un nuovo partito. Gli sarebbe bastato lasciare definitivamente la politica, come aveva detto di volere all'indomani della sconfitta referendaria. Invece non solo è restato leader di partito (sia pure di un altro), ma è diventato senatore. E in queste vesti non ha diritto- come stabilito da leggi e giurisprudenza- alla stessa privacy di un cittadino comune o di un giornalista. Lo ha stabilito più volte in un serie di pronunce il Garante della privacy dando sempre torto al politico di turno che si lamentava della violazione della sua sfera privata. La ragione di tutto ciò è piuttosto semplice, anche se si finge di non vederla. Al governo o eletto in parlamento un uomo politico ha il potere di fare le leggi che creano obblighi per tutti gli altri cittadini, che non possono decidere se rispettarle o meno. Lo scrissi e lo dissi più volte all'epoca del caso Ruby a proposito di Silvio Berlusconi: da capo del governo aveva varato una legge che dava pene severe a chi aveva rapporti sessuali con minorenni, stabilendone anche i confini. Sarebbe stato grottesca l'invocazione della sua privacy nel caso Ruby: obbligando tutti a non sfiorare una minorenne, il primo a dovere dimostrare di rispettare quella sua legge era proprio lui. Siccome il legislatore- parlamentare o membro del governo- stabilisce tutti i confini della libertà di ciascun cittadino, non può avere privacy, perché è il primo che deve risponderne davanti a tutti. Lo deve fare sotto le lenzuola, perché obbliga tutti i cittadini con le sue leggi a comportarsi in un modo o in un altro, lo deve fare sull'utilizzo del proprio patrimonio e delle proprie finanze (case, auto, vacanze, investimenti etc...) perché è lui a stabilire con le leggi come debba essere utilizzato quello degli altri. E infatti un parlamentare o un membro del governo hanno precisi obblighi di trasparenza che si sono decisi tutti da soli. Ci mancherebbe che i cittadini non possano controllare se sono o meno rispettati. Caro Matteo Renzi, se davvero è così importante la privacy sua e della sua famiglia (esigenza legittima), la strada è chiara: lasci perdere Italia Viva e si dimetta da senatore, non occupandosi più di politica se non da semplice cittadino. Quel giorno allora avrà gli stessi diritti di Formigli. Prima di allora no.