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Dopo il Pd, anche Conte li ha traditi

Dopo il nulla di Renzi e Gentiloni, il governo fa persino di peggio. In otto mesi il nuovo commissario ha firmato solo otto ordinanze...

Franco Bechis
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La battuta di un abitante di Amatrice è secca: «Fino al giugno 2018 per noi lo Stato era qui perché passava qualcuno a farsi la photo opportunity. Da allora ad oggi non c'è stata manco più quella». L'ultima infatti è stata quella del premier Giuseppe Conte proprio all'esordio del suo mandato. Quel giorno chi lo accompagnava fu molto attento a non farlo avvicinare al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, per non rischiare che nella foto potessero trovarsi entrambi. È stata l'unica preoccupazione dell'attuale governo per i terremotati del centro Italia. Da quel giorno è sparito Conte e chiunque altro, evidentemente convinto che i selfie convenisse a farseli altrove perché quelli con i terremotati non servono a raccogliere messe di voti. Anzi. Credevo che fosse impossibile fare peggio di quel che proprio non avevano combinato i governi di Matteo Renzi e quello di Paolo Gentiloni, protagonisti assoluti della peggiore gestione di un dopo terremoto della storia di Italia. Ma al peggio, come dice un proverbio popolare, non c'è mai limite. E lo hanno dimostrato in questo anno Conte e compagnia, che di quelle zone si sono bellamente disinteressati limitandosi a nominare un nuovo commissario e poi - giusto per fare un po' di confusione in più - ad assegnare inutili deleghe a un sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vito Crimi, che ha continuato di fatto ad occuparsi solo di editoria. L'assenza dello Stato ad Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto, Norcia e tanti altri comuni del cratere nell'ultimo anno si è fatta più pesante che mai, ed è sempre più vergognosa oltre che irresponsabile. Hanno ragione da vendere i terremotati che sono venuti a Roma ieri a protestare, e non importa che nelle loro fila ci fossero anche associazioni nate come funghi anche per il desiderio politico di speculare su quelle tristi vicende. Purtroppo l'assenza che raccontano, l'inesistenza di un qualsiasi inizio di ricostruzione, i muri innalzati dalla burocrazia che impediscono anche quel poco che si potrebbe fare, sono tutti veri. Ad oggi lo Stato nelle sue varie forme non ha fatto praticamente nulla per il futuro di queste popolazioni piegate dalle scosse del 2016-2017, ma restate incredibilmente attaccate a quelle macerie con l'ostinazione che solo la gente di montagna ha. Questo sì è un vero e proprio miracolo: ad Amatrice sono restati in sistemazioni comunque di emergenza fra i 1.200 e i 1.400 abitanti, gran parte di quelli che vi risiedevano durante l'anno. Si stanno spopolando invece altre zone, o hanno imparato a vivere la diaspora obbligata per l'assenza dello Stato. Scappano i più giovani e il rischio di una desertificazione di parte di quelle montagne c'è. Fra le pochissime cose fatte dallo Stato in due anni e mezzo c'è l'apertura di una vera scuola ad Accumoli. Ma quando tutti tronfi hanno tagliato il nastro, è arrivata l'amara scoperta: per quelle aule non ci sono più bambini, ormai sistemati altrove a molti chilometri di distanza, e decisi a non tornare dove peraltro non avrebbero più una vera casa loro. Sempre ad Amatrice, questo Stato che non esiste manco si è preoccupato di dare una sistemazione dignitosa ai morti. Il cimitero era stato devastato dalle scosse, le tombe erano riaffiorate dalla terra rivoltata. A metterci mano, a consentire ancora un luogo dove piangere su vecchi e nuovi morti, è stata la carità della Chiesa: la Caritas ha ricostruito 300 loculi grazie a donazioni private. Ed è così dappertutto. Dove qualcosa è sorto - una piazza, un ristorante, un luogo dove stare tutti insieme, un riparo sicuro di fronte a nuove scosse - questo è avvenuto sempre e solo grazie alla carità e alle donazioni di associazioni e privati che da tutta Italia hanno fatto giungere lì la loro solidarietà. Ma lo Stato nelle sue varie forme non c'è. Da otto mesi è in carica - nominato da questo governo - un nuovo commissario straordinario, il geologo Piero Farabollini. Avrebbe competenze tecniche, e tutti si immaginavano avrebbe dato un impulso a quella ricostruzione che oggi sarebbe servita come il pane. Di lui dicono che sia «una brava persona», e questo lo avremmo dato per scontato (ci mancava pure che mettessero un lestofante), ma tutti - proprio tutti - quelli con cui abbiamo parlato in quelle zone e che conosciamo dal giorno della scossa dicono che Farabollini non c'è, non prende decisioni, manco si vede ai pochi tagli dei nastri che ogni tanto capitano. Lui se la prende per le critiche, e fra le poche cose fatte in pochi mesi c'è stata una polemica con i presidenti delle Regioni con accuse che poi ha dovuto rimangiarsi nel giro di una settimana. E una con l'europarlamentare David Sassoli che lo aveva criticato, avendo agli occhi di Farabollini però due difetti originari: militare nel Pd ed essere pure giornalista. Però sono i numeri a inchiodare alla sua accidia il nuovo commissario straordinario. È in carica da circa 8 mesi, durante i quali ha messo la sua firma solo sotto 8 ordinanze (due ancora da registrare presso la Corte dei Conti). Ordinanze di fatto vuote di contenuti. Quattro infatti sono state di proroga di cose decise dai suoi predecessori. La prima era una miniproroga dei termini. La seconda una proroga più lunga, per non fare decadere gli effetti di decisioni dei predecessori. La terza la proroga di una convenzione già esistente con Invitalia. Per una banalità così comunque Farabollini è riuscito pure a prendere la decisione in ritardo. La quarta altra proroga di convenzione con Fintecna: anche questa in ritardo colpevole di due mesi. Restano due ordinanze. Una è una convenzione con la guardia di finanza per fare controlli su 3 mila progetti a campione per la ricostruzione presentati da professionisti che di fatto stanno lavorando gratis perché nessuno può anticipare loro le spese. Ma il controllo di legalità (per altro sul nulla visto che nulla si sta facendo) deve restare una bandiera ideologica. La sesta e ultima ordinanza è invece fatta per i dipendenti della struttura commissariale e degli uffici territoriali collegati, per consentire loro 40 ore si straordinario al mese. Quindi non un solo provvedimento di Farabollini è stato rivolto ai terremotati, che dovrebbero essere il cuore della sua azione. Quanto ai numeri, negli ultimi 8 mesi del commissario precedente, Paola De Micheli, le ordinanze firmate sono state 20. Nei primi otto mesi del primo commissario, Vasco Errani, sono state 32. Anche da quei numeri si capisce che man mano il governo se l'è svignata.

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