la resa
Bankitalia cala le braghe come Macron
In Francia Emmanuel Macron per settimane ha pervicacemente insistito sull'aumento del prezzo della benzina di 6,5 centesimi al litro che dal 2019 sarebbe costata così 1,62 euro al litro, un po' meno di quell'1,65 euro che è stato il prezzo medio pagato in Italia nel 2018. Per quei centesimi la Francia è stata messa a ferro e fuoco, il suo leader dalla faccia feroce ha minacciato, represso, intimato, battuto il pugno ed è finita con Macron messo in mutande: l'aumento della benzina è stato ritirato, il salario minimo dei francesi aumentato di 100 euro al mese, i loro straordinari sono diventati esentasse, parte sostanziosa del prelievo fiscale sulle pensioni inferiori ai 2 mila euro al mese azzerata. Raro vedere disfatte politiche e umane di questa portata, e in questa fine di Macron si intravede anche l'annebbiamento che aveva colto Matteo Renzi e mezzo Pd quando esultarono per la nascita Oltralpe di questa stellina politica che avrebbe dovuto dare luce a tutta Europa. Nessuno ha mai nutrito attese simili per l'attuale governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. Ma nel suo microcosmo la vicenda dei tornelli nella banca centrale che vi abbiamo raccontato ieri e di cui oggi vi forniamo gli ultimi sviluppi è figlia dello stesso tipo di élite smutandata. La riassumo in breve: il 31 gennaio scorso l'austera banca centrale comunicò ai propri dipendenti che dal 10 dicembre nelle sedi della banca sarebbero stati installati dei tornelli «per ragioni di sicurezza» e per difendere l'immagine dell'istituto verso l'esterno (nessuno avrebbe più potuto dire che lì c'erano troppi privilegi). Insieme a quella novità veniva stabilito che la pausa caffè, ben controllata dai tornelli, non sarebbe potuta durare più di 15 minuti: chiunque l'avesse superata, avrebbe visto trattenere dal pure generoso stipendio quel quarto d'ora abbondante di fuga dal lavoro. I sindacati interni prima si sono fatti grasse risate: mica oseranno davvero? Poi con l'avvicinarsi della data hanno iniziato a indossare i gilet marroni (colore del caffè) e addirittura a minacciare sciopero. I manager di Visco che per lunghe settimane si erano sdegnosamente rifiutati di incontrare i sindacati («Non è materia da trattativa»), all'ultimo giorno disponibile invece l'hanno fatto. Concedendo loro qualsiasi cosa fosse stata richiesta: non saranno fiscali sulla pausa caffè, via a spazi adeguati per consentire ai fumatori di gustarsi le loro bionde, non si calcola come assenza la corsa a prendere i contanti al bancomat o agli sportelli, si discuterà perfino di nuove assunzioni se la avversatissima quota 100 di Matteo Salvini sarà invece supergradita frani dipendenti dell'istituto che sembra siano pronti alla grande fuga nel 2019. Dopo avere dato lezioni di rigore a tutti in Italia, la banca simbolo dell'élite nazionale si piega non a un calcio di rigore, ma al primo calcetto negli stinchi ricevuto...