Cerdan, musa e amore infranto della Piaf
Morì sul volo che lo portava dalla cantante. Sul ring lo aspettava «Toro scatenato»
Decollato alle ventunozerosei da Orly, destinazione New York, il Lockheed Constellation dell'Air France si schiantò alle tre del 28 ottobre sul monte Redondo, isola di São Miguel nell'arcipelago delle Azzorre, scalo intermedio. Non si salvò nessuno. Fra i quarantotto passeggeri, Ginette Niveu, parigina, trentenne, violinista, celebrità del concertismo d'oltralpe attesa alla Carnegie Hall della metropoli statunitense, e Marcel Cerdan, trentatre anni, pugile, origini algerine a Sidi bel Abbès, quartier generale della Legione straniera, atteso da una donna, Edith Piaf, una delle grandi voci del ventesimo secolo, e sul ring del Madison Square Garden da Jake LaMotta, figlio violento d'un emigrato siciliano, detentore del titolo mondiale dei pesi medi, lo stesso cui decenni dopo Martin Scorsese e Robert De Niro dedicheranno "Toro scatenato", una delle pellicole più frequentate della cinematografia sportiva internazionale. Marcel Cerdan era legato sentimentalmente a Edith Piaf da più d'un anno, avendo raccolto tutte assieme, come un rassicurante analgesico, la celebrità del personaggio e le delusioni, le fragilità e le cadute affettive di una donna segnata da un'infanzia trascorsa in un bordello gestito dalla nonna paterna, da un fisico minuto esposto a malanni e contrarietà e da sofferte avventure di cuore, ultima delle quali quella vissuta con Yves Montand, l'Ivo Livi italiano di Monsummano Terme sostenuto professionalmente dalla collega meno giovane agli inizi di carriera e poi deviato in un ruvido distacco. Alla notizia della morte di Marcel, Edith gli rivolse "l'Hymne à l'amour", insieme elegia, preghiera e testamento, mai dimenticando in futuro, pure tra amori giovani e fortunati, l'uomo che aveva rappresentato un'ancora di sicurezza in una vita lacerata da incertezze e da fantasmi. "Passerotto" di Francia, Edith sarebbe morta quattordici anni dopo Marcel. Alla notizia della scomparsa, il tempo di scrivere un febbrile ricordo funebre per la sua vecchia amica, e Jean Cocteau, l'esteta, il poeta, il drammaturgo, l'eccentrico, discusso protagonista di lunghe stagioni intellettuali europee, sarebbe morto, colpito da insulto cardiaco. Nel 1982, puntuale testimonianza di come la suggestione d'una voce inimitabile avesse nei decenni attraversato oceani e cortine di ferro, scoprendo un asteroide nell'Istituto di astronomia di San Pietroburgo, Ljudmila Georgievna Karackina abbinerà al piccolo pianeta un numero e un nome: 3772 Piaf. Marcel Cerdan aveva conquistato il titolo mondiale dei pesi medi l'anno prima della morte, il 21 settembre, al Roosevelt Stadium di Jersey City, sconfiggendo Anthony Florian Zaleski, oriundo polacco che cronaca e storia mutueranno in Tony Zale, micidiale picchiatore. Alla dodicesima delle quindici riprese previste, malmesso, Zale si arrese al francese, il cui rientro in patria, sostenuto mediaticamente dalla diffusa notorietà della sua relazione sentimentale con Piaf, ebbe risvolti trionfali. Quel titolo rappresentava il traguardo di una carriera iniziata a Casablanca e già esaltato dalla conquista di due titoli europei, il primo nel 1939, nei pesi medioleggeri, sconfiggendo a Milano l'italiano Saverio Turiello, il secondo nel 1947, nella categoria di peso superiore, contro il belga Léon Fouquet. Sul versante italiano, Cerdan corse un brutto rischio il 26 gennaio 1948 incontrando a Parigi Giovanni Manca, romano, detentore del titolo nazionale: ne uscì nettamente vincente, ma non senza aver piegato le ginocchia alla prima ripresa, colpito da un devastante colpo al fegato dell'italiano. Nove mesi dopo la conquista del titolo mondiale nei pesi medi, il francese raccolse la sfida di Jake LaMotta. Il 16 giugno, al Briggs Stadium di Detroit, con Cerdan sofferente per una spalla lussata alle battute iniziali dell'incontro, fu "toro scatenato" a prevalere, rendendo quindi praticamente inevitabile, secondo leggi di mercato difficilmente mutabili, e fin troppo tipiche nel mondo del pugilato, la rivincita. Sarebbe stata quella, attesa, fissata per la sera del 2 dicembre 1949 al Madison di New York, e cancellata nella notte del 28 ottobre su un'isola dell'Oceano Atlantico. Marcel Cerdan riposa al cimitero di Perpignano. Edith Piaf nella pace collinare del parigino Père Lachaise, avendo a fianco Cyrano de Bergerac, Molière e Alphonse Daudet, Balzac e Chopin, Modigliani e Oscar Wilde, Proust e Gertrude Stein, Sarah Bernhardt e Maria Callas.