
A Roma l'ora esatta ha tutti i fusi del mondo
La filosofia di Herman Hesse: anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno
La Capitale? E' tutta un fuso. In via del Corso è praticamente come stare a Istanbul oppure a Tel Aviv. L'orologio stradale vicino alla Galleria Sordi segna le 14.36, quando l'ora esatta è «esattamente» un'ora indietro. Un po' di metri dopo, l'orologio di via del Tritone si discosta di 2 ore e 23 minuti dall'orario corretto: 11.37, ma sono le 14. Quasi come stare in Uruguay. In verità, a distanza di pochi metri, sulla stessa via si possono fare esperienze temporali alquanto differenti. Se l'ora a due passi da via Zucchelli è grosso modo quasi come il fuso di Dubai, poco più giù c'è un altro orologio che sempre alle 14 in punto segna le 8.44. Scocca l'ora di pranzo, insomma, ma per lui è ancora mattino. Abbiamo scherzato: non è Roma ma Santo Domingo. Cinque ore e spicci di fuso orario. Nessuna traccia di spiagge abbaglianti e tramonti infuocati. C'è chi non smania di vederli accontentandosi di un corretto orientamento in città, magari quando capita di aver dimenticato l'orologio al polso e si è in notevole ritardo per presentarsi ad un appuntamento. Proseguendo, prima di svoltare in piazza Accademia di San Luca, altro orologio: stavolta le lancette segnano le 15.16, peccato che sono le 13.50. Più o meno come essere a Mosca. Un tic e neanche a duecento metri un tac che si discosta non di misura. Tanto che ci siamo in centro, puntiamo su via del Corso. Possiamo consolarci. Stiamo più o meno a Roma. Ore 13.30 ufficiali. Anzi no, per l'orologione a due passi dal Mc Donald's di Fontana di Trevi sono le 13.11. 19 minuti di scarto, ma che volete che siano per chi in via del Tritone si è fatto un viaggio extrasensoriale senza neppure pagare il biglietto aereo? Alt. Due marciapiedi dopo non è più l'Urbe. Via del Corso, ma altro orologio: fa le 14.36 quando il telefonino dice che l'ora ok è indietro di 60 minuti. Stiamo ancora all'ora legale. O, come si vuole, siamo tornati a Istanbul o Israele o giù di lì. Ora capiamo il motivo della differenza di orari nei cartelli dei punti di raccolta dell'Ama in diversi quartieri. Risolto l'arcano. Nessun mistero: semplicemente si sono regolati «on the road». L'orologio di via Cesare Battisti di fronte al Museo delle Cere si è notevolmente superato: nella prima facciata fa le 18.35 quando sono le 13.25, nella seconda le 14.10 quando è l'una e mezza. Metà India, metà Romania, come al Colosseo. A Largo Chigi siamo a Helsinki. Di questo passo, arrivare in qualche città dell'Australia, con 10 ore di fuso, è roba da ragazzi, pure se di canguri e koala ai romani non è poi che interessi granché. Va meglio in piazza Barberini, 11 minuti di differenza dall'ora giusta. Quisquiglie. Molto meno di quanto si aspetta alla posta per pagare una bolletta o una contravvenzione in via Ostiense. E poi c'è da osservare che quando in via del Corso è pomeriggio, nei pressi di via Veneto e mattina, in Prati sera e in altri punti l'alba. Non ci stanno nemmeno le parole di Herman Hesse per il quale «Anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno». Gli orologi in buona parte funzionano, ma le ore giuste non si trovano nel 90% dei casi. Ma quale località estera sperduta chissà doveà Sveglia, stiamo a Roma, la città più bella del mondo, e la sintesi la fa un signore sulla settantina allargando le braccia davanti ad uno dei pochi orologi stradali perfetti che incrociamo in via Ottaviano. «Sì, che ce vole fa'? So praticamente tutti ‘na sola, ma i romani so abituati: se semo sempre regolati a occhio».
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