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Di Maio fa dietrofront: "Non è più il momento di uscire dall'euro"

Luigi Di Maio

Silvia Sfregola
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Non è più il momento per uscire dalla moneta unica. Parola di Luigi Di Maio che, nel salotto di Bruno Vespa, presenta il rally del M5S verso le elezioni, a caccia dei candidati eccellenti per i collegi uninominali. In camicia chiara e abito scuro, come d'abitudine, ma questa volta la cravatta è azzurra, a tono con lo studio. Quarantacinque minuti - altrettanti saranno domani per Matteo Renzi e giovedì per Silvio Berlusconi - in cui di Maio spazia dall'Ue, al reddito di cittadinanza, dalle regole per le candidature all'emergenza rifiuti a Roma. EUROPA Brusca inversione di marcia per il candidato M5S sulla moneta unica europea: "Non è più il momento di uscire dall'euro", dice, dopo che a metà dicembre su La7 si era lasciato sfuggire un "è chiaro che, se si dovesse arrivare al referendum, io voterei per l'uscita". La situazione è cambiata in Europa, per il capo politico dei Cinquestelle, ed è più favorevole per l'Italia. "L'asse franco-tedesco non è più così forte - spiega - Io non credo sia più il momento per l'Italia di uscire dall'euro. E spero di non arrivare al referendum sull'euro che comunque per me sarebbe un'extrema ratio". L'Italia insomma può avere un ruolo più rilevante nel panorama europeo, ora che Germania e Francia non la fanno più da padrona. Di Maio spende una parola anche per il presidente francese a cui più di una volta ha scritto lettere aperte pubblicate sul blog. "Emmanuel Macron? Penso che nel suo programma ci siano cose molto interessanti, altre un po' meno". Tra i punti che di maio vuole copiare dai cugini francesi, il fisco a favore delle famiglie. RIFIUTI ROMA Di Maio entra a gamba tesa in un'altra questione del momento: l'emergenza rifiuti a Roma. Lo fa a difesa di Virginia Raggi e trasformando la contesa in una sfida del M5S al Pd. "Noi ci prendiamo tutta la responsabilità di risolvere questo problema - assicura -. In un periodo di picco dei rifiuti come quello delle feste è sempre successo che Roma mandasse i rifiuti in altre Regioni. A fronte dei 180 euro a tonnellata dell'Emilia Romagna noi però preferiamo i 150 dell'Abruzzo". "Solo che i presidenti regionali di Lazio, Emilia Romagna e Abruzzo - attacca - sono dello stesso partito cioè del Pd e dovrebbero parlarsi tra loro anziché fare campagna elettorale sulle spalle dei romani". Quindi il guanto di sfida: "Allora io dico loro: smettetela di usare i romani per fare la vostra campagna elettorale". E conclude: "Gli esponenti di altri partiti stanno maliziosamente temporeggiando e rilasciando interviste anziché risolvere il problema". DEFICIT e GRANDI OPERE Un capitolo a parte è dedicato a come reperire le risorse per far ripartire l'Italia e promuovere lo sviluppo. Anche qui di maio fa un'apertura a un tema finora impronunciabile per il Movimento 5 Stelle: le grandi opere. Per il Cinquestelle, archiviata l'austerità - "non funziona, e se ne sono accorti anche Francia e Germania" -, la ricetta per l'economia è "fare investimenti pubblici ad alto deficit, anche grandi opere". Come già chiarito nel raduno a Palermo, per il M5S non si tratta di promuovere l'alta velocità - come fa il Pd - ma di potenziare per esempio la rete ferroviaria o autostradale. REDDITO DI CITTADINANZA Di Maio rivendica il copyright della proposta politica che ora tutti "ci copiano", sostiene riferendosi a Forza Italia ma anche ai Democratici. Per il reddito di cittadinanza, puntualizza, "io non chiedo di sforare il deficit" in quanto "ci sono le coperture". Non si tratta, infatti, come sostengono i detrattori, di reperire dal nulla 90 miliardi ma di "portare sopra la soglia di povertà chi sta sotto, facendo per esempio passare il padre di famiglia, che prende mille euro con moglie e figli a carico, a 1170". MATTARELLA Il vicepresidente della Camera in quota Cinquestelle non si tira indietro neppure sulle domande che riguardano lo scenario post elezioni. "Io non pretendo dal Presidente della Repubblica un incarico di governo fondato sul nulla - chiarisce -. Se non dovessimo avere i numeri, faremo un appello pubblico per averli. Ma non sarà un accordo basato sullo scambio di poltrone, deve cambiare il paradigma". Di Maio spiega che, nel caso il Movimento non raggiunga quota 40%, l'appello non sarà rivolto ai singoli parlamentari ma ai gruppi politici, "non stimolo e non voglio cambi di casacca", sottolinea. E su chi Sergio Mattarella debba designare per l'incarico di formare un governo, se chi ha raggiunto più voti o chi ha conquistato più seggi, di maio replica: "Io credo che il Capo dello Stato debba dare l'incarico a chi ha una maggioranza". Nel senso di chi è in grado di formarla. VINCOLO MANDATO Come aggirare una delle proposte del programma M5S attualmente vietate dalla Costituzione dopo il referendum sull'euro? di maio replica anche a questo. "Se andremo al governo - puntualizza - faremo una norma costituzionale perché chi cambia casacca vada a casa. I nostri avvocati sono al lavoro per far sottoscrivere ai nostri candidati un impegno che comporti una multa se vogliono tradire il mandato degli elettori".

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