Venti giorni di stop Per deputati e senatori arrivano le super-vacanze
Venti giorni tondi tondi. È il «super-ponte» dei Parlamentari che dovrebbe essere autorizzato dalle conferenze dei capigruppo di entrambe le Camere che oggi si riuniranno per decidere il calendario dei lavori delle prossime settimane. Nonostante la decisione ufficiale non sia ancora arrivata, però, l'orientamento sarebbe proprio quello di chiudere baracca tra oggi e domani per poi riaprire l'aula solo lunedì 9 o martedì 10 gennaio. In tutto, per l'appunto, fanno una ventina di giorni. Discorso diverso per le commissioni. Che, almeno per quanto riguarda Montecitorio, dovrebbero riunirsi già martedì 3 gennaio. Niente di scandaloso o di sorprendente, per carità. La pausa natalizia, seppur sconosciuta ai «comuni» lavoratori, è una tradizione decennale del Parlamento. E - sostengono i politici - non stare in Aula a votare non significa necessariamente andare in vacanza. C'è il lavoro delle commissioni, certo. E soprattutto la necessità di riannodare i fili con il «territorio». Eppure mai come quest'anno il dicembre della politica è stato pigro. I presupposti sembravano diversi. Il vero e proprio terremoto provocato dalla vittoria del no al referendum costituzionale sembrava inaugurare un periodo di fibrillazione lungo e complicato. Invece Matteo Renzi ha posto la fiducia sulla legge di Stabilità e ha tolto tutto il pathos che generalmente accompagna le leggi di bilancio. Proprio i giorni a cavallo del 20 dicembre erano qualli in cui i cosiddetti «peones» provavano a inserire nel provvedimento mancette varie per i propri bacini elettorali. Invece, quest'anno, nulla. Il resto lo ha fatto la rapidissima risoluzione della crisi di governo. Così, il calendario dei lavori in Aula a Montecitorio per quest'ultimo scampolo di 2016 è tristemente sguarnito: se non dovesse arrivare in Aula l'ipotetico scudo salva-banche da venti miliardi ipotizzato ieri dal Cdm, oggi ci sarà solo la discussione generale sulla Tav Torino-Lione, domani il question time con le interrogazioni a risposta immediata. Sugli scranni saranno in pochi intimi, nonostante la diretta tv: la stragrande maggioranza dei parlamentari avrà già raggiunto stasera i luoghi d'origine. La legislatura, in verità, era cominciata con un mood assai diverso. Nel 2013, infatti, il Parlamento si fermò d'estate per meno di un mese, per l'esattezza 27 giorni. Non proprio bruscolini, ma abbastanza affinché la Boldrini si vantasse del fatto che «se facciamo un confronto con gli altri Paesi europei, l'Italia stavolta dà il buon esempio». Peccato che anche quel piccolo sforzo di morigeratezza sia durato poco. Nel 2016, infatti, la pausa estiva è durata be 40 giorni. Il Tempo, in quelle afose ore di agosto, si divertì a paragonare le ferie degli onorevoli a quelle di tutte le altre categorie e scoprì che solo i radiologi si fermavano per più tempo: 45 giorni. Ma semplicemente perché ne avevano 15 aggiuntivi per smaltire l'esposizione alle radiazioni. Anche il Natale scorso fu segnato dalle polemiche. In questo caso nel mirino finirono le vacanze lunghissime concesse ai deputati che non siedevano nella commissione Bilancio, l'unica in quelle settimane impegnata con l'esame della legge di Stabilità. E così ai venti giorni di sosta natalizia se ne aggiunsero altri dieci sfruttando il ponte dell'Immacolata. E d'altronde gli appelli alla sobrietà non hanno mai sortito effetto, neanche ai tempi della crisi economica travolgente del 2011 e del 2012. Nell'estate calda dello spread, infatti, gli onorevoli tornarono al lavoro solo a metà settembre perché, fino al 9 di quel mese, 170 parlamentari si erano recati in pellegrinaggio in Terra Santa con la regia del ciellino Maurizio Lupi. Dodici mesi più tardi fu Mario Monti a provare a imporsi: «Io mi fermerò solo una settimana» annunciò. Il Parlamento non lo seguì, e lo stop si protrasse dall'8 agosto al 3 settembre. D'altronde, se ci pensa il governo tecnico...